Mondo

L’Eurogruppo più difficile: posizioni ancora distanti

  • Abbonati
  • Accedi
europa e mercati

L’Eurogruppo più difficile: posizioni ancora distanti

BRUXELLES - Sono proseguiti ieri i negoziati tecnici tra i creditori e la Grecia in vista di una nuova riunione dell’Eurogruppo questa sera qui a Bruxelles. È una ennesima corsa contro il tempo. L’obiettivo è di trovare una intesa che sblocchi nuovi prestiti ed eviti un drammatico fallimento del paese, alle prese con una fuga dei capitali. Da un accordo sulla base delle nuove proposte greche dipende anche una richiesta pressante del governo Tsipras: una qualche forma di alleggerimento del debito greco.

I tempi sono strettissimi: non solo la Grecia è sull’orlo del baratro e dell’uscita dalla zona euro, ma il memorandum, da cui dipendono nuovi prestiti per 7,2 miliardi di euro, scade a fine mese. «La tempistica è chiara: prima negoziato tecnico, poi benestare politico dell’Eurogruppo domani (oggi per chi legge, ndr). Ce la faremo? Speriamo», spiega un esponente comunitario. «Bisogna mettere d’accordo sia Atene che altre 18 capitali della zona euro». Sull’accordo pesano tre incognite.

Prima di tutto, i creditori sono d’accordo per dire che le nuove proposte greche, giunte a Bruxelles lunedì, sono una base di lavoro per rilanciare i negoziati, ma vi sono divari da colmare. Le misure fiscali, per esempio, non convincono. In secondo luogo, i creditori hanno posizioni diverse. La Commissione europea appare più morbida del Fondo monetario internazionale o di alcuni paesi della zona euro. Si tratta di mettere tutti d’accordo. La terza incognita, infine, riguarda l’atteggiamento greco.

Alcuni funzionari europei avevano ieri la sensazione che, pur di ottenere concessioni, i greci vogliano tentare nuovamente di spostare la decisione al livello dei capi di Stato e di governo piuttosto che al livello dei ministri. A complicare le cose è la trafila tecnica. Margaritis Schinas, il portavoce della Commissione europea, ha sottolineato ieri che le proposte greche devono essere sintetizzate in «azioni prioritarie», da adottare subito perché i fondi possano essere sbloccati.

Agli occhi di Atene, la partita è cruciale. In ballo non c’è solo un nuovo salvagente finanziario, ma anche un alleggerimento del debito greco. L’ipotesi è discussa dai creditori, in modo anche da venire incontro al governo del premier Alexis Tsipras che ha fatto di questo aspetto un suo cavallo di battaglia. Tuttavia, qualsiasi misura su questo fronte sarà una conseguenza nel tempo dell’accordo oggetto di trattativa, piuttosto che una condizione dell’intesa.

«Non abbiamo parlato in dettaglio dell’abilità della Grecia di finanziarsi, così come della sostenibilità del suo debito – ha detto lunedì sera la cancelliera Angela Merkel – ma è chiaro che la questione del modo in cui il paese deve finanziarsi fa parte dell’accordo». Di ristrutturazione del debito greco (pari al 180% del Pil) non si parla. Ma dietro al concetto di finanziamento della Grecia si nasconde l’idea di un alleggerimento del debito, riducendo tassi d’interesse e allungando le scadenze obbligazionarie.

Nel 2012, l’Eurogruppo si era detto pronto a valutare questa eventualità, una volta la Grecia avesse avuto un avanzo primario. Questo obiettivo è stato raggiunto nel 2014 (per quest’anno è in forse). «La promessa è ancora valida», ha detto Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell’Eurogruppo. Il presidente francese François Hollande ha spiegato lunedì: «L’allungamento delle scadenze può essere fatto solo in un secondo momento. Deve essere indicato come un passo successivo».

Qualsiasi alleggerimento del debito dipenderà dall’accordo di questi giorni. Quanto all’intesa, da un lato, razionalmente, dovrebbe prevalere l’ottimismo, non fosse altro perché ormai tutti – creditori e debitore – si sono impegnati nella ricerca di un compromesso. Dall’altro, le incomprensioni e i risentimenti potrebbero rivelarsi pessimi consiglieri. Ieri, intanto, la Banca centrale europea ha aumentato nuovamente i prestiti d’emergenza alle banche greche, portando il totale a 89 miliardi di euro.

© Riproduzione riservata