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Migranti, Renzi a Ue: solidarietà o non degni di chiamarvi Europa

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Migranti, Renzi a Ue: solidarietà o non degni di chiamarvi Europa

Uno scontro «violento» secondo chi vi ha assistito: durante il dibattito al Consiglio europeo sulla nuova politica Ue dell'immigrazione, il presidente del Consiglio Matteo Renzi avrebbe duramente attaccato i colleghi che si sono espressi contro l'obbligatorietà della ripartizione dei richiedenti asilo da Italia e Grecia. «Se non siete d'accordo sui 40 mila non siete degni di chiamarvi Europa», avrebbe detto Renzi, per poi aggiungere: «Se questa è la vostra idea di Europa, tenetevela. O c'è solidarietà, o non fateci perdere tempo».

«Non c'è consenso tra gli Stati membri sulle quote obbligatorie di migranti», aveva ammesso poche ore prima il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, su Twitter. «Il meccanismo volontario è credibile soltanto con significativi e precisi impegni entro la fine di luglio», ha aggiunto. «Non ho dubbi che ci vorrà molto tempo per costruire un nuovo consenso europeo sull'immigrazione», ha osservato Tusk in alcune osservazioni in vista del Consiglio Europeo che termina venerdì. «Ma prima e innanzitutto, abbiamo bisogno di contenere l'immigrazione illegale e questa dovrebbe essere la nostra priorità».

La ripartizione dei 40 mila migranti giunti in Italia e Grecia fra «tutti» i paesi dell'Unione europea, ha commentato il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, «dovrebbe essere possibile e applicata senza votare in modo conflittuale: è una questione di lealtà, dobbiamo regolare la questione in modo consensuale». Non sarebbe appropriato decidere sulla base di un voto che «lacererebbe l'Unione», ha aggiunto. Sui numeri, Schulz ha ricordato una sua recente visita in un campo profughi in Turchia: al confine con la Siria, c'è «un campo da 125 mila profughi», ha ricordato. Secondo Schulz, in un continente che attrae immigrati come l'Europa mancano norme che regolino la situazione di quei profughi che fuggono da situazioni di conflitto e pensano di tornare nel loro paese una volta terminata la guerra: «Non sono né migranti economici né veri e propri rifugiati, ma sono la maggior parte di quelli che si trovano nei campi al confine fra Siria e Turchia».

Intanto sono dieci i presunti scafisti fermati ad Augusta, nel siracusano, in relazione allo sbarco di ieri di 459 immigrati. Sono stati individuati dagli agenti del posto di polizia frontiera Marittima, insieme al Gruppo Interforze Contrasto immigrazione clandestina della Procura aretusea e ad altre forze di polizia che hanno eseguito i fermi.

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