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Perché l’annuncio di Tsipras riduce i margini di intervento della Bce

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Perché l’annuncio di Tsipras riduce i margini di intervento della Bce

FRANCOFORTE - Venerdì notte, in una telefonata con il primo ministro greco Alexis Tsipras, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi avrebbe espresso “comprensione e sensibilità”, secondo un portavoce del Governo di Atene, sulle ragioni che hanno indotto Tsipras a indire per il 5 luglio un referendum popolare sulla proposta dei creditori internazionali. Lo stesso portavoce ha anche annunciato per la giornata di oggi un incontro di Draghi con il vice-premier Yannis Dragasakis e il sottosegretario agli Esteri, Euclid Tsakalotos, cui sono stati demandati negli ultimi mesi i rapporto con i creditori.

Al di là delle belle parole, Draghi e il consiglio della Bce si trovano ora di fronte a una decisione difficilissima sulla continuazione della fornitura di liquidità di emergenza (Ela) alle banche greche, l'unico salvagente che le ha tenute a galla nelle ultima settimane in assenza di altri finanziamenti e a fronte di massicce fughe dai depositi. Fughe che rischiano ora di intensificarsi dopo l'annuncio notturno di Tsipras e che rendono impensabile che le banche greche possano rimanere aperte fino al 5 luglio in assenza di nuovi fondi Ela, come invece il Governo si è impegnato ad assicurare.

La liquidità di emergenza è fornita dalla Banca centrale greca, ma deve essere autorizzata dalla Bce. Negli ultimi tre giorni, il consiglio dell'istituto di Francoforte ha mantenuto invariato il tetto dell'Ela a 89 miliardi di euro, nonostante resistenze fortissime all'interno del consiglio stesso sulla continuazione delle operazioni a fronte dello stallo nel negoziato fra Atene e i suoi creditori. Un aumento del tetto ora, per far fronte alle nuove fughe dai depositi, è pressoché impossibile da ipotizzare. Il mantenimento del tetto attuale o la sospensione dell'Ela porterebbero allo stesso risultato: che le banche si troverebbero a corto di liquidità nel giro di ore. Draghi ha cercato finora di mantenersi al di fuori del gioco politico fra Atene e i Governi europei e probabilmente vorrebbe evitare di interferire con il risultato del referendum, ma a questo punto si troverà di fronte a un percorso quasi obbligato. Una consultazione del consiglio sull'Ela avverrà nel fine settimana, anche se la Bce ha finora mantenuto la prassi abituale di evitare commenti sull'Ela. I banchieri centrali vorranno avere qualche elemento in più per farsi un'idea più chiara della situazione in Grecia e la loro decisione sarà influenzata anche dalle deliberazioni della riunione dei ministri dell'Eurogruppo, oggi pomeriggio a Bruxelles.

Per soccorrere i Paesi dell'eurozona in difficoltà, la Bce ha anche a disposizione il piano Omt, lanciato da Draghi nel 2012, dove aver dichiarato di essere disposto a fare “tutto il necessario” per salvaguardare l'integrità dell'eurozona. Il piano, finora mai applicato, prevede acquisti di titoli dei Paesi in crisi, ma richiede un accordo del Paese interessato con le autorità europee su un programma economico, che è proprio quello che manca a questo momento.

A questo punto, si concretizza anche un'altra possibilità che la Bce avrebbe voluto evitare, e cioè che la Grecia non sia in grado di rimborsare all'istituto di Francoforte parte dei titoli del debito pubblico greco, che aveva acquistato, in base al programma Smp, nella fase più acuta della crisi, fra il 2010 e il 2012. La prossima scadenza è il 20 luglio, quella successiva in agosto, per complessivi 6,7 miliardi di euro.

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