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Juncker: la porta è ancora aperta. Moscovici: «Eravamo…

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dopo la rottura delle trattative

Juncker: la porta è ancora aperta. Moscovici: «Eravamo vicini a un accordo». La Ue pubblica le sue proposte alla Grecia

  • –dal nostro corrispondente

BRUXELLES – L'establishment comunitario si sta preparando a una settimana concitata dopo la decisione di Atene di indire un referendum domenica 5 luglio sulle più recenti proposte dei creditori del paese. Interrotte le trattative con il governo greco in vista di un accordo con i partner europei, lo sguardo è rivolto a domani, quando scadrà il memorandum economico e quando la Grecia con ogni probabilità mancherà un rimborso al Fondo monetario internazionale.

Come ha detto il ministro delle Finanze irlandese Michael Noonan, sabato in occasione di un Eurogruppo che ha sancito (per ora) la fine delle trattative tra la Grecia e i suoi creditori in vista di nuovi aiuti economici, la zona euro sta entrando in «acque sconosciute». La giornata di ieri è stata segnata dalla decisione di introdurre controlli dei capitali in Grecia e dalla scelta del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker di lasciare la porta aperta per nuovi negoziati con Atene.

Mentre aleggia il rischio di una uscita della Grecia dalla zona euro, il consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di mantenere stabile i prestiti di emergenza al settore creditizio greco (89 miliardi di euro). I banchieri centrali hanno preferito evitare di interrompere la linea di credito, ma non hanno neppure deciso un nuovo aumento, come hanno fatto nelle scorse settimane. Un compromesso nel tentativo di non accelerare la crisi greca.

Il quesito è: cosa farà la Bce domani quando verrà a scadere il memorandum economico? La Grecia sarà da quel momento senza paracadute. Lo stesso giorno il paese dovrebbe rimborsare all'Fmi un prestito da 1,6 miliardi di euro. Si prevede un mancato pagamento. Il direttore generale del Fondo, Christine Lagarde, dovrà allora avvertire il proprio consiglio di amministrazione. A quel punto, il Meccanismo europeo di Stabilità, esposto per 131 miliardi di euro, dovrà decidere il da farsi.

L'istituzione comunitaria potrà chiedere ad Atene l'immediato rimborso dei suoi prestiti, abbuonare la linea di credito, o ancora prendere tempo. La BCE dovrà affrontare lo stesso dilemma. A seguito del mancato pagamento dell'FMI, potrebbe chiedere un sovrappiù di collaterale alle banche greche, che non saranno in grado di garantire. Gli stessi bilanci bancari saranno a quel punto in forse. L'interrogativo è come si comporterà il meccanismo di vigilanza bancaria nei confronti delle banche sotto la sua tutela.

L'annuncio inatteso del referendum ha indotto i risparmiatori greci a prelevare denaro per paura di una improvvisa uscita del paese dall'euro. Il governo greco si è quindi convinto a introdurre da oggi controllo dei capitali e chiusura delle banche fino al 6 luglio. Le misure sono state approvate in un comunicato dal commissario ai servizi finanziari Jonathan Hill. Il timore è che la settimana sia segnata da momenti di panico in Grecia.

C'è chi si chiede cosa succederà nelle filiali delle banche greche in Bulgaria, Turchia, Romania, Serbia, Macedonia. Rimarranno aperte, ma col rischio che ci sia una corsa allo sportello anche lì. «Già quando scoppiò la crisi finanziaria cipriota, banche cipriote in altri paesi furono colpite», ricorda un alto responsabile comunitario. Ai tempi la situazione era migliore. Cipro era in chiare difficoltà finanziarie, ma era ancora comunque sotto programma; mentre la Grecia non lo è più.

La scelta di indire un referendum sulle proposte dei creditori prima ancora che il negoziato con Atene fosse terminato ha indotto sabato sera l'Eurogruppo a considerare chiuse le trattative. «Stavamo lavorando giorno e notte per trovare una intesa», spiega sconsolato al Sole/24 Ore Pierre Moscovici, il commissario agli affari monetari. «Lo scarto tra le due posizioni era ormai piccolo», aggiunge l'uomo politico ed ex ministro delle Finanze francese.

Ieri pomeriggio, la Commissione ha pubblicato l'ultima bozza di proposte messe a punto dall'esecutivo comunitario, l'Fmi e la Bce (ma non discusse dall'Eurogruppo) perché i greci possano farsi una idea del negoziato, anche in vista del prossimo referendum. Il presidente Juncker ha indetto per oggi una conferenza stampa. Per Bruxelles, «la porta è sempre aperta alle trattative». Ammette sempre Moscovici: «La Grecia resta nella zona euro (…) Dobbiamo ora pensare al popolo greco».

A proposito dei rischi di contagio, lo stesso Moscovici si è detto convinto che «la zona euro sia oggi più forte di quanto non lo fosse qualche anno fa». Il riferimento è alla presenza di un Meccanismo europeo di Stabilità e al ruolo accresciuto della Bce che appena due settimane fa ha ricevuto il benestare della Corte europea di Giustizia perché eventuali acquisti di titoli pubblici sul mercato. Secondo il commissario europeo «abbiamo tutti gli strumenti per affrontare» eventuali tensioni sui mercati finanziari.

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