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Juncker ai greci: votate sì al referendum

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Juncker ai greci: votate sì al referendum

BRUXELLES - A sei giorni da un drammatico referendum che potrebbe spingere la Grecia fuori dalla zona euro, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha chiamato il popolo greco, «responsabile», «cosciente del suo ruolo nazionale ed europeo», a votare sì alle proposte più recenti dei creditori internazionali. In un appello dai toni gravi, l'ex premier lussemburghese ha criticato il premier Alexis Tsipras, e suggerito ai greci di abbandonare l'uomo politico al suo destino.

«Chiedo al popolo greco di votare sì, indipendentemente dalla domanda che ancora non conosciamo», ha spiegato Juncker nella sala stampa del Palazzo Berlaymont, la sede della Commissione europea qui a Bruxelles. «È il momento della verità (…) Non bisogna suicidarsi perché si ha paura della morte». Il presidente dell'esecutivo comunitario ha sottolineato che un No al referendum avrebbe effetti «disastrosi»: in caso di voto negativo, «la Grecia direbbe No all'Europa».

La presa di posizione di Juncker è giunta dopo che nel fine settimana i colloqui tra la Grecia e i suoi creditori in vista di nuovi auti economici per evitare il tracollo finanziario si sono interrotti. Domani, si concluderà il memorandum economico che ha finora retto il rapporto tra Atene e Bruxelles. Nello stesso giorno, il governo dovrebbe rimborsare 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale. In evidente difficoltà finanziaria, si prevede che la Grecia manchi il rimborso.

Nella notte tra venerdì e sabato, il governo Tsipras ha indetto un inatteso referendum sulle più recenti proposte dei creditori internazionali, creando scompiglio nei rapporti tra la Grecia e i suoi partner e gettando nel caos i mercati finanziari. Nel chiedere solennemente ai greci di votare Sì alla domanda se accettano o meno le ultime proposte dei creditori, Juncker si è smarcato dal governo Tsipras, che finora ha suggerito al popolo greco di votare No, e ha denunciato il comportamento dello stesso premier.

Il presidente della Commissione ha spiegato di essersi sentito «tradito» dall'atteggiamento del governo greco, che ha indetto il referendum prima ancora che i negoziati fossero terminati. «Mettere una democrazia contro 18 non è rispettoso nei confronti della grande democrazia greca». E ancora: «Non stiamo giocando a poker. In questo caso tutti vincono o tutti perdono». Juncker ha respinto l'ipotesi di un Grexit; si è detto «pronto» a nuovi negoziati, ma non ha voluto fare nuove proposte alla Grecia.

Nella sua allocuzione, l'ex premier lussemburghese ha descritto a grandi linee il più recente pacchetto di proposte dei creditori internazionali. Ha sottolineato che questo non prevede tagli ai salari o alle pensioni attuali. «Suggerirei al governo di dire la verità, invece di semplificare tutto in un messaggio negativo», ha spiegato Juncker. La presa di posizione del presidente della Commissione nella vita politica nazionale di un paese membro è senza precedenti.

In passato Juncker ha commentato scelte politiche greche. In questo caso, però, ha fatto un appello esplicito al popolo greco perché rinneghi l'attuale governo. È sintomatico della paura dell'establishment europeo di fronte a una uscita della Grecia dalla zona euro. Al tempo stesso, dietro alla decisione di non correggere nuovamente il pacchetto di misure proposte al paese mediterraneo, c'è il desiderio di non accettare il ricatto Tsipras che organizzando un referendum ha voluto mettere i creditori sotto pressione.

Nei fatti, chiedendo ai greci di votare Sì al referendum, Juncker sta spiegando agli elettori che il loro voto è un voto sulla permanenza del paese nella zona euro. Consapevole che i sondaggi in Grecia mostrano come una maggioranza di cittadini sia tuttora favorevole a che il paese rimanga nell'unione monetaria, il presidente della Commissione tenta il tutto per tutto nel tentare di indurre l'elettorato a votare a favore della zona euro e (incidentalmente) contro l'attuale governo.

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