Mondo

Attacco islamista nel Sinai: oltre cento morti

  • Abbonati
  • Accedi
Egitto / terrorismo

Attacco islamista nel Sinai: oltre cento morti

Il Sinai è in fiamme. È di oltre un centinaio di morti, tra soldati, agenti di polizia, civili e terroristi il bilancio della sanguinosa offensiva lanciata all'alba dai jihadisti affiliati allo Stato Islamico che hanno creato nel nord della Penisola un vero e proprio Califfato. Un bilancio impressionante, tra i più alti nella storia del Paese degli ultimi anni.

Unanime la condanna internazionale agli attacchi dei terroristi, dagli Stati Uniti a Israele, mentre il premier Matteo Renzi ha mandato un abbraccio di solidarietà al presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio al presidente della Repubblica Araba d'Egitto, Abdel Fattah Al Sisi, esprimendo la ferma condanna dell'Italia per i gravissimi attacchi terroristici avvenuti nel Sinai settentrionale, facendogli pervenire sentimenti di cordoglio per le vittime militari e civili e di amicizia per il popolo egiziano.

Il massacro è iniziato nelle prime ore del mattino, quando una settantina di 'takfiri' (estremisti islamici) ha sferrato una serie di attacchi contro almeno cinque posti di blocco tra le località di el Arish e Sheikh Zuweid, radendone al suolo tre e innescando l'immediata reazione dei militari. Micidiale la dinamica. Con lanci di granate, razzi, mortai, autobombe e assalti kamikaze i jihadisti hanno seminato morte. Poi il fronte di guerra si è spostato a Sheikh Zuweid, dove una volta entrati i miliziani hanno marciato trionfalmente per le strade, di fronte ai cittadini impauriti, e in segno di sfida hanno issato la bandiera nera del Califfato. Nelle stesse ore, mentre “i leoni del Califfato” rivendicavano su Twitter gli attacchi contro l'esercito “apostata”, i militari iniziavano a martellare pesantemente l'area con F16 ed elicotteri Apache.

A fine giornata la situazione è in evoluzione, con un bilancio delle vittime e dei feriti ancora incerto. L'esercito ha intanto smentito le notizie circolate in giornata sul rapimento di alcuni soldati da parte dei Takfiri, i miliziani che un tempo militavano nella formazione di Ansar Beit el Maqdis (Partigiani della Città Santa o di Gerusalemme) e che recentemente hanno aderito all'Isis.

L'Egitto “è in Stato di guerra”, ha tuonato nel pomeriggio il premier Ibrahim Mahlab ed in serata il governo ha approvato un nuovo pacchetto di misure antiterrorismo.

Che la situazione fosse incandescente e con riflessi su tutta l'area mediorientale lo si era capito fin dalle prime ore della giornata con Israele che aveva rafforzato le misure di sicurezza lungo la frontiera con l'Egitto, chiudendo alcuni valichi. “L'Isis è vicino al nostro confine”, ha affermato il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Quella di oggi è sicuramente una delle pagine più nere nella storia dell'Egitto. L'allerta sicurezza nel Paese è altissima, in particolare nelle aree più sensibili, dal Canale di Suez fino al Cairo, dove un cordone di sicurezza è stato creato di fronte alla Corte Costituzionale. Ed in un blitz delle forze dell'ordine “nove terroristi”, appartenenti ai Fratelli musulmani, “sono stati uccisi nel distretto del 6 Ottobre”, sempre nella capitale.

Meno di 48 ore fa, ed in pieno Ramadan, in un attentato terroristico al Cairo era rimasto ucciso il procuratore generale Hisham Barakat. Ieri sera tre persone avevano perso la vita dopo che una bomba era esplosa non lontano da un posto di polizia. Al coro unanime di condanna si è unita oggi anche la Farnesina che ha espresso vicinanza al Cairo: “L'Egitto è un pilastro di stabilità nella regione e l'escalation della minaccia terroristica non riuscirà a piegare la determinazione del popolo e del governo”.

© Riproduzione riservata