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E la flotta dei Paperoni greci (4mila navi)? Ora potrebbe far rotta…

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ARMATORI IN FUGA

E la flotta dei Paperoni greci (4mila navi)? Ora potrebbe far rotta su Cipro

In fibrillazione per il controllo dei capitali, per lo stato di salute del sistema economico-finanziario greco e soprattutto per la possibilità che i creditori di Atene diano un robusto giro di vite ai loro privilegi, i Paperoni ellenici stanno valutando (o forse velatamente minacciando) di levare le ancore dalla madrepatria. La mitica casta degli armatori, che non paga un centesimo di tasse sui profitti realizzati all'estero grazie a un'inossidabile legge costituzionale del 1967, finora è rimasta impermeabile alla tragedia greca: anzi, tra il 2013 e il 2014 i profitti dei Paperoni marittimi sono cresciuti di oltre il 9%.

E Tsipras? Qualche mese fa, giusto per sollevare un po' di polverone dopo la vittoria elettorale, il leader di Syriza propose una patrimoniale su misura degli armatori. I quali lo mandarono a stendere minacciando di abbandonare la Grecia, dove danno lavoro a 250mila persone e pesano per il 7% sul Pil. Ma nelle prossime settimane qualcosa potrebbe cambiare, perché Bruxelles potrebbe decidere di dare un taglio secco ai decennali privilegi dei discendenti di Onassis o Niarchos.

E allora, non si sa bene se per spaventare i greci o per avvertire l'Europa, gli oligarchi navali hanno iniziato a moltiplicare contatti fin troppo espliciti con la vicina Repubblica di Cipro. Lo ha confermato Thomas Kazakos, direttore generale della Cyprus Shipping Chamber. «Tenuto conto degli sviluppi della situazione greca, è normale che alcuni armatori stiano valutando di avere una seconda base a Cipro – ha spiegato Kazakos ai giornalisti – anche perché, al di là dei legami nazionali, sociali e religiosi, da anni c'è un consolidato rapporto in campo marittimo. Abbiamo fornito tutte le informazioni, ora la scelta spetta a loro».

È vero: già ora il 40% delle navi che battono bandiera cipriota è di proprietà di armatori greci. Sì perché i Paperoni navali ellenici sono un'indiscussa potenza economica globale. Con le loro oltre 3.880 navi di grande stazza, rappresentano la prima flotta al mondo per tonnellaggio (con il 16% dei bastimenti totali) e la prima pure per ordini nei prossimi anni.

Ma anche la piccola Cipro, quanto a marina mercantile, non scherza. Con le sue mille navi di grande tonnellaggio, l'ex paradiso fiscale ha la terza flotta dell'Unione europea e la decima al mondo. Anche se il realtà l'87% dei bastimenti ciprioti è controllato da compagnie Ue, comprese alcune società tedesche che addirittura dagli anni Ottanta avevano scelto l'accogliente isola come base. Ma al di là della flotta sono le infrastrutture ad attirare i Paperoni greci: il porto di Limassol è considerato il maggior hub gestionale d'Europa per le attività marittime conto terzi. Completa il quadro la “corporate tax” cipriota, che con il suo 12,5% è la più bassa della Ue a pari merito con quella irlandese tanto amata da Apple e Google. Ce n’è abbastanza per attrarre magneticamente gli oligarchi dei mari, pronti a far scattare il loro “piano C”.

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