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Putin corteggia il presidente cinese Xi: «Uniamo le forze,…

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IL SUMMIT DEI BRICS A UFA

Putin corteggia il presidente cinese Xi: «Uniamo le forze, risolveremo tutto»

Di certo il presidente Xi Jinping non commenterà pubblicamente i crolli delle Borse cinesi a Ufa: dove intanto il ministro russo dell’Economia Aleksej Uljukajev ripete, per l’ennesima volta, che quello degli aiuti alla Grecia non è un tema che riguardi i Brics. Ufa, la città russa dove sono in corso i vertici incrociati dei Paesi Brics e della Sco, l’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione tra i Paesi dell’Asia Centrale, cerca di tenersi alla larga dalle due grandi crisi che preoccupano il mondo. Almeno in questi giorni, Vladimir Putin non vorrebbe farsi distrarre dai propri obiettivi: primo tra tutti, in un contesto che lo mostra tutt’altro che isolato sulla scena internazionale, il rafforzamento dell’asse tra Russia e Cina, suo secondo partner commerciale (dopo la Ue).

«Capiamo perfettamente le difficoltà che ci tocca affrontare sia sul piano dell’economia che su quello della politica internazionale - ha detto il presidente russo mercoledì ricevendo l’ospite cinese a Ufa, «una delle più belle città russe sul Volga» -. Ma unendo le nostre forze, noi potremo sicuramente superare le sfide e risolvere tutti i problemi che abbiamo di fronte». Quelli che ha soprattutto in mente Putin non stanno né ad Atene né a Shanghai, ma tra i conti di Mosca.

La Russia ha bisogno di trovare investimenti e fonti esterne di finanziamento del proprio budget alternative a quelle americane ed europee, bloccate dalle sanzioni. C’è anche da compensare il calo dei prezzi del petrolio. Per questo, ha spiegato da Ufa il ministro russo delle Finanze Anton Siluanov, Mosca sta cercando di convincere Pechino a consentire anche alle banche cinesi - oltre che ai fondi - investimenti in titoli governativi e corporate russi, eliminando le restrizioni in vigore. Secondo il ministro dell’Economia Aleksej Uljukajev, la Cina avrebbe già iniziato ad acquistare buoni del Tesoro russi.

Allo stesso tempo, Siluanov ha detto di aver considerato con i colleghi cinesi la possibilità di permettere a società russe emissioni denominate in yuan sul mercato del debito cinese. E se le difficoltà che le Borse cinesi stanno sperimentando in questi giorni rappresentano un rischio per la Russia, Siluanov giudica limitato l’impatto. «Ci hanno detto che interverranno», ha detto il ministro russo accennando a misure «efficaci»: «Questa crescita - ha detto riferendosi al mercato azionario cinese - non poteva andare avanti all’infinito».

Anche Putin, come ha riferito il portavoce Dmitrij Peskov, è sicuro che i leader cinesi abbiano il potenziale necessario a regolare le oscillazioni del mercato valutario. Spostandosi sulla seconda grande crisi, Peskov ha detto anche che nei numerosi incontri bilaterali che mercoledì Putin ha avuto a Ufa - tra gli altri con il premier indiano Narendra Modi che ha cercato di introdurlo alla pratica dello yoga - non si è parlato della Grecia. La Russia, ha commentato Andrej Kostin, amministratore delegato di Vtb, la seconda banca russa, «non è nella posizione di aiutare, questo è un problema dell’Europa».

E lontani dall’Europa giovedì i Brics - oltre alla Russia Brasile, India e Cina - giovedì entreranno nel vivo del loro summit. In cui verrà formalizzata la nascita di una Banca per lo sviluppo dedicata a progetti infrastrutturali, e verranno messi gli ultimi ritocchi a un “fondo salva-Stati”: una riserva di 100 miliardi di dollari, messi a disposizione dalle banche centrali dei quattro Paesi, per sostenere le proprie bilance dei pagamenti in caso di difficoltà.

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