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I ribelli di Syriza: meglio la dracma dell’austerity

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I ribelli di Syriza: meglio la dracma dell’austerity

Il premier greco, Alexis Tsipras, ha chiesto al Parlamento un mandato per trattare coi creditori, non per uscire dall'euro. «Dobbiamo confrontarci con decisioni cruciali», ha detto rivolgendosi ai parlamentari. «Abbiamo un mandato per strappare un accordo migliore rispetto a quello dell'ultimatum dell'Eurogruppo, ma non abbiamo certo un mandato per portare la Grecia fuori dall'Eurozona». «In tutto questo dobbiamo stare uniti», ha aggiunto.

Ora tutto dipende dalla sua capacità di convincere l'ala sinistra guidata dal ministro dell'Energia Lafazanis che questo è il migliore dei memorandum, cioè degli accordi possibili con i creditori. Le prime reazioni dall’interno di Syriza non promettono nulla di buono: cinque esponenti del partito, tra cui tre deputati, hanno diffuso un comunicato in cui invitano il governo a «rispondere al ricatto delle istituzioni con un nuovo programma di aiuti senza austerità e con la cancellazione di una parte del debito oppure con l’uiscta dall’euro e la sospensione dei rimborsi su un debito ingiusto e non sostenibile». Syriza conta su 149 seggi in Parlamento su un totale di 300 cui vanno aggiunti i 13 dei nazionalisti di Anel, partner di governo scelto a sorpresa da Tsipras dopo le elezioni del 25 gennaio.

Altrimenti Tsipras dovrebbe aprire a nuove maggioranze con l'ingresso di To Potami, Pasok e Neo Dimokratia. Il piano per i 57 miliardi di nuovi crediti passerebbe lo stesso ma la maggioranza parlamentare non sarebbe più quella uscita dalla urne del 25 gennaio 2015.

Si imporrebbe un ricorso anticipato alle elezioni dove Tsipras potrebbe scaricare la parte più intransigente del suo partito e aprire una stagione più centrista. In pratica occuperebbe il ruolo politico che aveva il vecchio partito socialista di Andreas Papandreou.

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