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Massacro Srebrenica: dall'Italia prove di riconciliazione con musica e…

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20 anni dopo

Massacro Srebrenica: dall'Italia prove di riconciliazione con musica e arte

SARAJEVO - Opere d'arte e musica per continuare a vivere insieme. È il tentativo di riconciliazione tra etnie in lotta tra loro che l'Italia sta cercando faticosamente di realizzare a vent'anni dal massacro di Srebrenica, dove oltre 8mila musulmani furono trucidanti dalle milizie serbe di Ratko Mladic. Mentre sabato 11 luglio, al memoriale di Potocari, fuori Srebrenica, delegazioni da tutto il mondo renderanno omaggio alle vittime di quell'orrore (il più grave in Europa dopo la fine della seconda Guerra mondiale) il giorno dopo, domenica 12 luglio, a Sarajevo il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni parteciperà al “concerto per la pace” della Filarmonica della Scala al Teatro nazionale di Bosnia Erzegovina.

Trenta musicisti diretti dal maestro Ottavio Dantone (con il soprano Roberta Invernizzi e il contralto Delphine Galou) suoneranno musiche di Mozart, Handel e Pergolesi. La stessa orchestra a suo tempo diretta da Riccardo Muti portò a Sarajevo la testimonianza di pace il 14 luglio del 1997 con una serata che inaugurò le “vie dell'amicizia”. Il concerto (sponsorizzato da Unicredit che dal 2003 è Main partner della Scala e che è presente in Bosnia con due banche) cercherà di coinvolgere le quattro principali confessioni religiose: cattolica, protestante, musulmana ed ebraica con quattro maxischermi posizionati davanti ai principali luoghi di culto nella capitale bosniaca. «Il giorno dopo la commemorazione di Potocari – dice l'ambasciatore d'Italia a Sarajevo, Ruggero Corrias – cerchiamo con la musica di fare sedere gli uni vicino agli altri bosniaci e serbi, la Scala può riuscire nell'impresa». Nello stesso tempo procede speditamente il progetto per realizzare a Sarajevo un nuovo museo d'arte contemporanea firmato da Renzo Piano. Tre moduli da cinque milioni l'uno che dovranno contenere le opere già inviate da molti artisti che hanno risposto all'appello lanciato da Enver Hadziomerspahic, l'organizzatore delle Olimpiadi invernali dell'84 che la notte stessa in cui i serbi bombardarono il Museo delle Olimpiadi giurò a se stesso di ridare smalto alla città chiamando a raccolta artisti da tutto il mondo.

È nato così il progetto di collezione d'arte Ars Aevi. Nel ‘99 Renzo Piano, colpito dall'iniziativa, ha donato ad Ars Aevi un progetto di museo per il quale la città di Sarajevo ha allocato un prestigioso terreno. In attesa della costruzione, le opere d'arte (Palladino, Boetti, Kounellis, Accardi e tanti altri) sono raccolte ed esposte negli spazi di Ars Depot. Su iniziativa dell'Ambasciata italiana Ars Aevi ha avviato alcune partnership con aziende private: Dnevni Avaz, uno tra i maggiori quotidiani bosniaci, è media partner della collezione mentre l'azienda Illy di Trieste ha lanciato il 4 giugno una tazzina della sua collezione artistica disegnata dal bosniaco Dean Jokanovic Toumin. «L'operazione – spiega l'ambasciatore Corrias – è un po' come quella di Bilbao: fino a pochi anni fa se si diceva Bilbao tutti pensavano all'Eta, oggi invece tutti sanno che è la città del museo Guggenheim di Frank Gary».

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