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4/5 Grecia-Ue, piani a confronto / Pensioni

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    LA POSIZIONE DEI CREDITORI

    Stop alle pensioni baby e ai sussidi per le più basse
    Sottolineando l’insostenibilità dell’attuale sistema pensionistico, Commissione Ue, Fmi e Bce hanno chiesto la piena implementazione delle riforme del 2010 e del 2012, in modo da poter risparmiare tra lo 0,25 e lo 0,5% del Pil quest’anno e l’1% a partire dal 2016. Si tratta dunque di disincentivare le pensioni anticipate attraverso sovrattasse e penalità, portando entro il 2022 l’età pensionabile a 67 anni o a 62 anni con 40 di contributi. Un punto particolarmente delicato per le sue implicazioni anche sociali è stata la richiesta di elminare progressivamente l’Ekas, sussidio per le pensioni più basse; i creditori hanno chiesto di farlo subito per il 20% più elevato degli importi, entro
    il 2019 per gli altri.

    LE RICHIESTE DI ATENE

    Stretta accettata con più gradualità
    Atene accetta quasi completamente la timeline fissata dai creditori internazionali: età della pensione elevata a 67 anni entro il 2022 e abolizione dei sussidi Ekas per le pensioni più basse entro il 2019. Si impegna inoltre a disincentivare le pensioni-baby attraverso maggiori penalizzazioni(chi si ritira in anticipo perderà il 10% del dovuto e non più il 6% precedente). C’è tuttavia qualche distinguo: l’implementazione della riforma del 2012 non sarà immediata ma avverrà a ottobre, mentre sull’Ekas il governo si impegna a legiferare subito, ma a tagliare il 20% più elevato degli importi solo nel marzo 2016 (non subito come chiedevano invece i creditori.

    LA DISTANZA

    Come nel caso della riforma dell’Iva, anche su questo tema chiave le parti si sono molto avvicinate. Ed è stato il governo Tsipras che si è adeguato alle richieste dei creditori. Anche se - va ricordato - erano richieste relative al completamento del precedente piano di aiuti (la tranche da 7,2 miliardi), mentre ora la Grecia ne chiede uno nuovo da 53,5.

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