Il riferimento alla sospensione temporanea della Grecia dalla zona euro «Non è più sul tavolo»: è quanto si apprende da fonti Ue
BRUXELLES - Dopo altre cinque ore di negoziato, a seguito delle nove di ieri, i ministri delle Finanze della zona euro hanno interrotto la loro riunione, rinviando ai capi di stato e di governo dell'unione monetaria qualsiasi decisione sul futuro della Grecia in Europa. I leader si sono riuniti a metà pomeriggio qui a Bruxelles in un vertice straordinario particolarmente importante. Sul tavolo, c'è una eventuale drammatica uscita della Grecia dalla zona euro. Il vertice era ancora in corso in tarda serata in quella che si annunciava come l’ennesima maratona notturna.
«Abbiamo lavorato finora - ha detto il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, alla fine della riunione e prima di partecipare al vertice dei capi di stato e di governo - Vi sono importanti questioni ancora aperte. Ora ne informeremo i leader». Di più l'uomo politico olandese non ha voluto dire. I ministri hanno negoziato senza successo una bozza di dichiarazione che tra le altre cose avrebbe elencato le precise misure che il governo Tsipras avrebbe dovuto rispettare per poter ottenere nuovi aiuti finanziari.
Giovedì scorso, il governo Tsipras ha presentato una serie di proposte ai suoi creditori, chiedendo nuovi aiuti finanziari per tre anni. Le tre istituzioni creditizie – la Commissione europea, il Fondo monetario internazionale e la Banca centrale europea – hanno presentato una loro valutazione. L'analisi trasmessa ai governi europei venerdì sera è stata cautamente positiva, ma non pienamente convincente. Stima le necessità finanziarie della Grecia per i prossimi tre anni a 74 miliardi di euro.
I ministri delle Finanze si sono riuniti per 14 ore - nove ore ieri e altre cinque oggi - per decidere se aprire nuove trattative in vista di un terzo memorandum che permetta alla Grecia di sopravvivere nella zona euro. A quanto ha spiegato Dijsselbloem, i ministri non sono giunti a un accordo. In una bozza della dichiarazione negoziata dall'Eurogruppo, rimasta appunto bozza, si legge che per poter dare il loro benestare alle trattative i ministri chiedono l'approvazione di una serie di misure entro mercoledì 15 luglio.
Tra queste: misure sull'Iva; nuove misure anticipate per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico, l'adozione di un codice di procedura civile, la piena indipendenza dell'Elstat, vale a dire l'ufficio greco di Statistica; il pieno rispetto del Fiscal Compact e la nascita di un consiglio di bilancio indipendente; l'adozione delle nuove regole europee sulla gestione delle crisi bancarie. Solo superati questi scogli, l'Eurogruppo si sarebbe detto pronto ad aprire negoziati su nuovi prestiti.
Secondo quanto ha spiegato Dijsselbloem, i ministri delle Finanze non sono riusciti a sciogliere tutte le riserve. Durante il negoziato di stamane, si sarebbe discusso se inserire nella dichiarazione anche l'ipotesi di una eventuale uscita temporanea della Grecia dalla zona euro. «A un certo punto, la bozza di comunicato dei ministri era ricca di incertezze, di soluzioni doppie», spiega un diplomatico. Troppe ambiguità per poter essere accettate da tutti i governi.
Tra le ipotesi discusse dai ministri delle Finanze anche l'idea tedesca di un fondo da 50 miliardi di euro nel quale la Grecia potrebbe trasferire attività economiche in garanzia degli aiuti finanziari. La situazione è particolarmente difficile. Quanto più si chiedono sforzi al governo Tsipras, tanto più si rischiano divisioni all'interno della maggioranza che sostiene l'esecutivo e tanto più le promesse si riveleranno difficili da rispettare. Il circolo è vizioso.
In questi due giorni, si sono affrontate sensibilità diverse. Nessun paese vuole in cuor suo l'uscita della Grecia dalla zona euro. Alcuni credono che un accordo con la Grecia vada fatto a tutti i costi, come la Francia. Altri sono pronti a chiudere rapidamente, ma sono molto preoccupati dalla mancanza di affidabilità della Grecia. Altri ancora sono risentiti per il modo in cui il governo Tsipras ha negoziato in questi mesi, e vogliono imporre al paese condizioni particolarmente stringenti.
La Germania non è l'unico paese a essere dubbioso della Grecia, anzi; ma è quello più importante. Berlino è combattuta tra la consapevolezza del danno di immagine provocato da una Grexit e la sensazione che la permanenza del paese nella zona euro mini la credibilità dell'unione. Nel decidere durante il vertice della zona euro attualmente in corso, il governo Merkel dovrà capire se è pronto ad assumersi la responsabilità di una Grexit. Dei grandi governi è l'unico a flirtare con questa possibilità.
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