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La troika: il debito va alleggerito

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emergenza grecia

La troika: il debito va alleggerito

  • –dal nostro corrispondente

I documenti preparati venerdì dalle tre istituzioni creditizie – Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Commissione europea – in vista di una decisione sul futuro della Grecia nella zona euro sono una analisi impietosa della crisi in cui versa il Paese. La situazione greca si è deteriorata in modo drammatico negli ultimi mesi, tanto che l’eventuale collasso del settore bancario potrebbe mettere in difficoltà il finanziamento sul mercato di alcuni governi della zona euro.

«La sostenibilità del debito greco è peggiorata significativamente rispetto al rapporto pubblicato nell’aprile 2014», affermano le tre istituzioni creditizie in uno dei tre documenti inviato ai governi della zona euro in tempo per una riunione dei ministri delle Finanze ieri qui a Bruxelles. Nella loro relazione, la Commissione, la Bce e l’Fmi suggeriscono un alleggerimento «molto sostanzioso» del debito pubblico greco – oggi al 180% del Pil - per renderlo sostenibile dopo anni di recessione.

Le istituzioni hanno trasmesso all’Eurogruppo tre documenti. Il primo è una relazione ex articolo 13 del trattato istitutivo del Meccanismo europeo di Stabilità, che analizza i rischi di stabilità della zona euro, le necessità finanziarie della Grecia, e la sostenibilità del debito greco. Il secondo è una valutazione, cautamente positiva, delle proposte presentate dal governo greco giovedì scorso per ottenere nuovi aiuti su tre anni. Infine, il terzo documento è una proposta di finanziamento.

Nell’aprile dell’anno scorso, il debito pubblico greco era stimato al 125% del prodotto interno lordo nel 2020 e al 112% del Pil nel 2022 (dal 174% del Pil alla fine del 2013). Da allora, tuttavia, secondo i rapporti preparati dalle istituzioni, l’annullamento di molte riforme, la lentezza nel modernizzare l’economia, il rallentamento della crescita, la revisione al ribasso degli obiettivi di bilancio e un calo delle entrate da operazioni di privatizzazione hanno peggiorato la situazione.

Al deterioramento della sostenibilità del debito stanno contribuendo in questo momento anche il controllo dei capitali, la conclusione imprevista del secondo programma di aiuti in giugno e il mancato pagamento di un prestito all’Fmi alla fine di giugno che ha comportato nei fatti un aumento dei tassi d’interesse greci sul mercato. Sul fronte della crescita le stime delle tre istituzioni sono tra il -2 e il -4% per il 2015 (rispetto a una previsione precedente di +0,5%) e tra il -0,5 e il -1,75% per il 2016.

Sempre secondo le tre istituzioni, sulla base di questi sviluppi, il rapporto tra debito e Pil dovrebbe raggiungere il 165% nel 2020, il 150% nel 2022, e il 111% nel 2030. Uno scenario peggiore porterebbe il debito al 187, 176 e 142% rispettivamente. Queste cifre sono scritte nell’acqua. Più interessante è il commento che si legge nel rapporto e secondo il quale «vi sono serie preoccupazioni sulla sostenibilità del debito greco», tanto che le tre istituzioni suggeriscono «un alleggerimento molto sostanzioso» del passivo.

La Commissione, la Bce e l’Fmi non propongono una ristrutturazione, con un taglio del valore nominale del debito greco, una ipotesi respinta da moltissimi creditori e probabilmente vietata dai Trattati europei; ma piuttosto un allungamento delle scadenze. Una operazione sul debito, da associare a una politica economica rigorosa, è ritenuta urgente perché la situazione delle banche greche è drammatica: gli istituti di credito sono sostenuti a malapena dalla Bce.

«In assenza di un sostegno da parte Esm, chiesto dal governo greco, i rischi per la stabilità finanziaria della Grecia non saranno gestibili e il settore bancario inevitabilmente farà fallimento», si legge nella relazione, preparata sulla base dell’articolo 13 del trattato istitutivo del Meccanismo europeo di Stabilità. Non peraltro le tre istituzioni valutano che la necessità di finanziamento della Grecia su tre anni è di 74 miliardi di euro, di cui 25 miliardi di euro riservati agli istituti di credito.

Chiamate a decidere se la situazione greca mette a rischio la stabilità finanziaria della Grecia e dell’Europa, la Commissione, la Bce e l'Fmi non hanno molti dubbi. Secondo le tre istituzioni, «il crollo incontrollato del sistema bancario greco» avrebbe un impatto anche su altri paesi della zona euro. Potrebbe mettere in difficoltà la raccolta di credito non garantito di banche non greche e «potrebbe anche esserci un impatto negativo sulle prospettive di finanziamento di altri governi».