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Gran Bretagna, Blair contro svolta a sinistra Labour, ma Corbyn vola

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Gran Bretagna, Blair contro svolta a sinistra Labour, ma Corbyn vola

LONDRA - «Il cuore ti dice di votare politiche radicali ? Concediti un trapianto e segui la tua testa perché si vince al centro...e anche se la sinistra tradizionale conducesse alla vittoria, io non lo seguirei. Bisogna guardare avanti, non rinculare verso pensieri lontani dal mondo di oggi...». Anche nel momento del dramma, Tony Blair indugia sulla battuta, gioca la carta dell'ironia per svegliare un mondo assopito.

Quello del Labour party, scosso dal suono di un sondaggio che colloca Jeremy Corbyn 66 anni, deputato della sinistra estrema del partito, eletto nel collegio di Islington nord, a quota 43% del consenso dell'elettorato laburista, relegando gli altri tre aspiranti-leader a venti e più punti di distanza. A scegliere e ad analizzare il campione è stato ancora una volta YouGov l'istituto che nel settembre dello scorso anno avvertì Londra della probabile secessione scozzese, spingendo governo e opposizione a unirsi per ritrovare la spinta verso un trionfo al referendum che arrivò di misura.

Il 12 settembre la conta nel Labour sarà terminata e alla guida dell'opposizione potrebbe - anzi oggi è assai più che una probabilità - esserci il combattivo signor Corbyn già liquidato come la risposta inglese ai greci di Syriza e agli spagnoli di Podemos. Un duro e puro del laburismo vecchia maniera - quello che fu caro a Michael Foot e Tony Benn - e qualcosa di più. Anti monarchico in un regno, anti austerity nel Paese che sperimenta l'abbattimento infinito della spesa pubblica, antinucleare nello Stato che ospita, fra l'altro i sommergibili Trident a testata nucleare. E anche vegetariano nelle contee che videro la “mucca pazza”.

Un uomo contro alla conquista della maggior forza d'opposizione in Gran Bretagna ? Abbastanza da liquidare l'ex leader Labour, Ed Miliband, considerato esponente della sinistra come “Austerity lite”, fautore cioè di una versione appena edulcorata delle politiche Tory. Jeremy è un tale sostenitore del bene collettivo da non usare mai la prima persona singolare, ma sempre la prima plurale. Un ‘noi' tanto ostentato da far scrivere al Guardian che “se diverrà leader del Labour, liquiderà la posizione di vertice per sostituirla con una Coop”.

L'ironia si spreca, ma i socialisti britannici sono sull'orlo di una crisi di nervi. Le nuove modalità di voto per la leadership riducono lo strapotere dei parlamentari e delle unions, amplificando la voce della base del partito. È da lì che sale la spinta a sinistra, sostenuta, oltretutto, dai sindacati che si sono espressi per Jeremy Corbyn. Resta da vedere se il candidato leader della sinistra Labour avrà fiato sufficiente per stare in testa fino a settembre quando l'elezione sarà compiuta. Il gap dal secondo - Andy Burnham al 26% del consenso secondo YouGov - è vastissimo quello con la candidata blairiana, Liz Kendall una voragine essendo ferma a quota 11 per cento. Il cuore domina nel Labour e la minaccia del trapianto non basta.

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