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La metamorfosi di Tsipras: da leader di partito a capo del Paese

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REALPOLITIK AD ATENE

La metamorfosi di Tsipras: da leader di partito a capo del Paese

Che la soluzione della partita greca (e il destino dell’euro con essa) sia solo rinviata in autunno è opinione diffusa tra gli analisti più accreditati delle vicende europee. Non a caso la piccola Slovacchia ha detto che se Atene non rispetterà gli impegni con i creditori sarà Grexit, rilanciando la proposta shock del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. Ma c’è una novità. Il premier greco, Alexis Tsipras, al suo rientro in patria dall’ultimo vertice di Bruxelles ha fatto una svolta di realpolitik (parola non a caso tedesca) e accantonato il radicalismo della prima ora di Syriza. Un cambio di marcia sottolineato anche dal quotidiano di centrodestra Kathimerini, mai tenero in passato con il premier. Tsipras si è trasformato da leader di un partito a capo del Paese.
Nell’ultima intervista rilasciata alla tv pubblica greca Ert, il premier aveva annunciato che non si sarebbe dimesso, che non sarebbe fuggito alle sue responsabilità: «La priorità era evitare un disastro e firmare un accordo difficile in cui non credevo ma che ora rispetterò e che ci farà uscire dalla crisi». È il punto chiave della svolta pragmatica del giovane leader: «Non accetto la politica di austerità che c’è nel piano europeo ma devo firmarlo per salvare il Paese». La “dottrina Schäuble”, fatta di riforme strutturali per recuperare la competitività e conti in pareggio, ha vinto anche ad Atene dopo un referendum disatteso e sei mesi di sterili negoziati. Del taglio del debito per ora non si parla più.

La svolta ha però creato dissapori tra il premier greco e l’ala più radicale del suo partito che lo ha criticato a fondo per le scelte fatte durante i negoziati con i creditori internazionali della Grecia e per l’accordo raggiunto a Bruxelles. Sul sito iskra.gr, (scintilla) la Piattaforma della Sinistra, l’ala più radicale di Syriza, ha risposto alle recenti dichiarazioni del primo ministro sulla vicenda sostenendo che Tsipras, dopo mesi di trattative, ha ammesso di non avere avuto un’alternativa alle richieste dei creditori e si chiede come ciò possa ridurre le sue responsabilità. La Piattaforma della Sinistra guidata dall’ex ministro dell’Energia, Panagiotis Lafazanis, si è chiesta perché il premier abbia continuato a pagare i creditori saccheggiando i fondi pubblici, invece di nazionalizzare le banche e sospendere i pagamenti. I ribelli hanno sottolineato che non sarà in grado nemmeno in futuro di negoziare un accordo migliore per il terzo piano di salvataggio da 86 miliardi di euro né di resistere ad ulteriori ricatti.

Tsipras è vero ha capitolato, facendo l’ennesima “kolotoumba”, così i greci chiamano la capriola politica del premier fatta dopo il referendum quando ha proposto in parlamento le misure di austerità che aveva prima rifiutato di accettare. Ma ha attaccato a sua volta i ribelli affermando duro: «Chi crede che l’alternativa sia il piano Schäuble (di mettere fuori la Grecia dall’euro per 5 anni, ndr), l’attacco alla Banca di Grecia per mettere le mani sui 22 miliardi di euro di riserve o stampare gli Iou, i pagherò al posto delle pensioni e stipendi, lo dica al popolo». Poi, conciliante, ha promesso «un’ampia discussione collettiva» a settembre, che dovrà indicare gli obiettivi prioritari del governo di sinistra.
Tsipras ha mandato a casa i suoi concorrenti più agguerriti come l’ex premier Antonis Samaras di Nea Dimokratia e l’ex presidente del partito socialista Pasok, Evanghelos Venizelos. Così oggi è l’unico leader in Grecia in grado di agganciare Atene finalmente al treno della modernità europea facendo passare le riforme strutturali che ancora mancano all’appello dopo cinque anni di dura recessione ed errori da entrambi le parti. Una scommessa dura ma senza alternative.

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