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Il Governo indiano vuole il controllo sui tassi d’interesse

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POLITICA MONETARIA

Il Governo indiano vuole il controllo sui tassi d’interesse

Il Governo indiano allunga le mani sulla politica monetaria della Banca centrale (Rbi). Una proposta di legge pubblicata sul sito del ministero delle Finanze ridisegna la governance dell’istituto guidato da Raghuram Rajan e prevede che le decisioni sui tassi vengano prese da un comitato di politica monetaria composto da membri nominati in maggioranza dall’Esecutivo. Dei sette componenti, tre arriveranno dalla Rbi - compreso il suo presidente che guiderà il nuovo organo - e quattro saranno indicati dal Governo. Il comitato deciderà a maggioranza e il presidente della Rbi non avrà potere di veto. Il suo parere sarà decisivo solo in caso di parità. Secondo quanto riporta il quotidiano indiano The Economic Times, Rajan ha definito «schizofrenica» la proposta, avvisando che trasformerebbe la Rbi in una «tigre di carta».

Oggi, il governatore della Banca centrale è nominato dal Governo e risponde al ministro delle Finanze. Sua è però l’ultima parola sulla politica monetaria, dato che sta a lui decidere, dopo aver sentito il parere non vincolante di un comitato tecnico composto da membri della Rbi e da componenti esterni.

Secondo i critici, tra i quali anche la banca d’affari Nomura, la proposta di legge avanzata dal ministero delle Finanze priverà la Banca centrale della sua indipendenza di fatto, che peraltro non è sancita dallo statuto del 1934. La Rbi subisce regolarmente pressioni da parte della politica e delle associazioni imprenditoriali perché riduca i tassi in modo da dare fiato all’economia. Il dilemma non è solo indiano: la politica monetaria deve dare la precedenza al controllo dell’inflazione oppure al sostegno alla crescita? Nell’estate del 2013, quando in presenza di alta inflazione e Pil in frenata, la rupia sprofondò ai minimi, le mosse dell’allora governatore Duvvuri Subbarao, che cercava di inseguire contemporaneamente obiettivi non coerenti tra loro, finirono per diventare parte del problema anziché parte della soluzione, minando la credibilità e quindi l’efficacia della Rbi.

Passata sotto la guida di Rajan, ex capo-economista dell’Fmi ed ex consigliere dell’allora ministro delle Finanze Palaniappan Chidambaram, la Banca centrale indiana recuperò rapidamente la fiducia dei mercati e riuscì a riportare la moneta sotto controllo (anche grazie alle più favorevoli condizioni finanziarie internazionali). Tra le riforme varate da Rajan da quando è al timone, c’è proprio quella di aver messo al centro della politica monetaria il controllo dell’inflazione, giudicata dal governatore una tassa ai danni dei poveri e un freno alla crescita nel lungo periodo.

La Banca centrale, all’interno del cui board già siedono rappresentanti del Governo, vorrebbe un comitato formato da 5 membri, tre dei quali proveinietio dai suoi ranghi. L’Esecutivo ha però bocciato questa soluzione come «inaccettabile». Secondo l’ex governatore Chakravarthi Rangarajan, la proposta del governo «non è l’approccio corretto, la maggioranza dei membri del comitato di politica monetaria dovrebbe essere della Rbi». Governo e Banca centrale, sottolinea Rangarajan, hanno appena concordato di rendere la Banca centrale responsabile del controllo dell’inflazione: «Ma come si può tenere la Rbi e il suo governatore responsabili di decisioni prese da un organismo nel quale non hanno la maggioranza? È una contraddizione interna». «Essere responsabile senza avere la maggioranza - concorda Nomura - rischia di compromettere l’efficacia e la credibilità della Banca centrale».

Dopo la vittoria del Bjp nel 2014, molti si sono chiesti come si sarebbero sviluppati i rapporti tra il premier nazionalista Narendra Modi e il governatore della Rbi, nominato dal precedente governo guidato dal Congresso. Nell’ultimo anno, Banca centrale ed Esecutivo hanno raggiunto accordi importanti, come appunto quello sull’inflation targeting. Più di recente, tuttavia, Rajan è stato apertamente critico sulla revisione del Pil che ha consegnato all’India il sorpasso sulla Cina in termini di tassi di crescita e non ha nascosto perplessità sullo stesso programma Make in India, il cavallo di battaglia di Modi.

Quest’anno, la Rbi ha tagliato i tassi di 75 punti base, portandoli al 7,25%, mentre l’inflazione a giugno si è attestata al 5,4 per cento.

L’Esecutivo si è riservato un peso rilevante anche sulla determinazione del target annuale d’inflazione (Cpi), che sarà determinato ogni tre anni dal Governo, «consultata la Banca centrale». Attualmente l’obiettivo è stare sotto il 6% entro marzo del 2016.

Le norme faranno parte del Codice sulla finanza indiana, che una commissione sta elaborando dal 2011 per unificare le varie leggi che regolano i mercati finanziari nel Paese. La prima setsura del 2013 ha già subito modifiche dal governo dopo essere stato sottoposto a una consultazione pubblica, fino ad assumere l’attuale assetto (188 pagine). La bozza è pubblicata sul sito del ministero delle Finanze che raccoglierà proposte di modifica fino all’8 agosto. Il ministro Arun Jaitley si è impegnato a farlo approvare entro marzo del 2016. Oltre alle resistenze della Banca centrale, ci sarà però da superare l’esame del Parlamento.

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