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Nell'hotel più strano del mondo: dove alla reception ti accoglie…

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pianeta GIAPPONE

Nell'hotel più strano del mondo: dove alla reception ti accoglie il robot

SASEBO - Il nome è “Henn na Hotel” e dice tutto: “Henna” vuol dire “strano” ma la radice richiama anche l'idea di cambiamento. Più che l'albergo più strano del mondo, l'ideatore e promotore Hideo Sawada lo intende come l'hotel più efficiente del pianeta, attraverso un abbattimento dei costi realizzato con la riduzione al minimo del personale e con risparmi energetici derivanti dall'applicazione di tecnologie avanzate. Si trova all'ingresso di Huis Ten Bosch, un grande parco a tema che riproduce l'Olanda sull'isola del Kyushu a Sasebo (nota anche per ospitare il secondo porto militare del Giappone, dopo Yokosuka).

Arrivando in hotel, non si viene accolti da alcun essere umano. C'è un grande robot da manga avveniristico all'esterno e un piccolo robot “kawaii” che saluta all'ingresso. Per informazioni e nel ruolo di concierge, ci sono due robottini della Aldebaran, simili al “Pepper” lanciato da Softbank ma più espressivi. La receptionist che parla giapponese è una umanoide donna-robot in divisa che sa anche strizzare l'occhio. Il receptionist che parla inglese è un drago.

Se si arriva prima delle 11, si può lasciare la valigia in deposito attivando un grande braccio-robot della Yaskawa, simile a quelli utilizzati nelle fabbriche, che sposta il contenitore numerato e alla fine fa un saluto. “Buongiorno, per il check-in prema il bottone 1”, dice il drago-receptionist. Poi arriva l'invito a compilare un piccolo modulo (per legge occorre scrivere il nome). Si attiva poi la procedura di riconoscimento facciale: non ci sarà bisogno di chiave o card (l'idea è quella di evitare lo stress di portarla con sé o di perderla, tanto più che i robot non sarebbero efficienti nel ritrovarla…). Si passa poi ad attivare un robot-facchino (un carrello high-tech) che ospita il bagaglio e accompagna fino alla stanza (poi ritorna da solo alla base). Dopo una “smart entry” (si preme un bottone e basta mostrare il viso perché la porta si apra), nella stanza in stile un po' minimalista, di eleganza discreta e confortevole, si è accolti da Churi-chan (un personaggio del parco a tema, Tulipanina), che attraverso comandi vocali può accendere o spegnere la luce così come rispondere a domande sulle previsioni del tempo. Per mangiare c'è l'attiguo ristorante “Kenko Aura”, con menù salutisti e coltivazione di vegetali all'interno e all'esterno. Naturalmente il check-out è self-service: niente code.

L'hotel di 72 stanze a due piani – con sistema di riscaldamento e condizionamento attraverso pannelli radianti - è stato inaugurato il 17 luglio. Costruito dalla Umemuragumi, ha un design studiato da Kawazoe Lab, The Institute of Industrial Science, l'Università di Tokyo, Nichidai Sekkei. Il logo a farfalla e il nome è stato ideato con la cooperazione della Graph Co. La Kajima ha già iniziato la costruzione di un hotel gemello (sempre di 72 stanze) in cooperazione con la Sumitomo Forestry, che avrà caratteristiche un po' diverse. Sawada, Ceo di Huis Ten Bosch, spiega che comunque il concetto di base sarà simile: un hotel unico nel suo genere che cerca la “ultimate productivity”, pieno di “smart facilities” e ad alta compatibilità ambientale, per una esperienza piacevole e divertente a prezzi ragionevoli, aperto a ospitare e aggiungere nuove tecnologie. La sua idea è anche quella di espandere e popolarizzare il “concept” con la realizzazione di alberghi simili anche altrove. Per ora si può prenotare tramite agenzia di viaggi, per telefono o attraverso il sito dedicato, ma entro alcuni mesi viene promesso un sistema allargato di prenotazione via Internet più agevole per i visitatori stranieri.

Sawada è un personaggio molto noto in Giappone per le sue molteplici attività. Il nuovo hotel fa parte del piano di rilancio del parco tematico, che per 18 anni è stato in rosso di bilancio in quanto sovradimensionato rispetto al potenziale mercato. Si trova infatti in una località di poco agevole raggiungimento dai grandi agglomerati urbani (da Nagasaki si arriva in bus o nave). “L'utilizzo di robot non è un gioco – dice – Vogliamo indicare la strada del futuro attraverso un più vasto utilizzo di tecnologie per raggiungere il massimo di efficienza”. Così il personale si riduce a quello di sicurezza (sorveglianza attraverso telecamere) e pulizia. I robot non sanno (ancora) rifare i letti. Sawada guarda avanti e sollecita la collaborazione di aziende tecnologiche e di servizi per introdurre sempre nuovi elementi hi-tech. E già pensa a robot-receptionist che parlino non solo giapponese e inglese, ma anche cinese, coreano, e persino il dialetto di Osaka.

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