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Obama, la grande svolta sul clima

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Obama, la grande svolta sul clima

Barack Obama lancia una nuova offensiva sull’ambiente per conquistare la leadership nella lotta al cambiamento climatico, dove finora gli Stati Uniti hanno arrancato. E per rafforzare l’eredità internazionale di una presidenza al tramonto, oggi in difficoltà su altre tematiche globali calde, dagli accordi di libero scambio alla lotta all’estremismo di Isis.

Obama, ieri sera, ha sollevato il sipario sulla versione finale di regole che per la prima volta nel Paese stabiliscono standard nazionali nelle emissioni di anidride carbonica delle centrali elettriche. Il Clean Power Plan prescrive riduzioni del 32% entro il 2030 (rispetto al 2005) grazie a nuovi limiti stato per stato e stimoli a nuovi investimenti in energie pulite. Stando al direttore dell’Agenzia per la protezione ambientale Epa, Gina McCarthy, la svolta costerà 8,4 miliardi l’anno fino al 2030 ma genererà vantaggi annuali, entro quella data, pari a ben 34-54 miliardi.«Il cambiamento climatico non è solo una minaccia per il futuro, è una realtà che siamo già vivendo», ha detto il presidente.

L’obiettivo, ha sottolineato l’amministrazione, è superiore del 9% anche rispetto ai target iniziali del progetto, formalizzato un anno fa. Ed è con un simile successo alle spalle che Obama vorrebbe presentarsi alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Parigi in dicembre, oltre che raccogliere la sfida di Papa Francesco e della sua recente Enciclica sull’ambiente. Il Papa arriverà in visita negli Stati Uniti in settembre e l’agenda bilaterale comprende il clima.

Obama ha messo in chiaro che il suo piano è parte del più generale impegno ad una riduzione delle emissioni dell’effetto serra del 17% da parte dell’intera economia statunitense entro il 2020 e del 26-28% entro il 2025 (sempre dal 2005).

La strategia, se incentiva le fonti energetiche meno nocive, offre al contempo concessioni all’industria preoccupata dai costi: fa slittare di due anni, al 2022, la scadenza entro cui gli stati devono cominciare a mettere in atto le riforme, dando loro flessibilità attraverso progetti da presentare entro il 2018. Incoraggia inoltre il controverso sviluppo dell’energia nucleare, già un quinto del totale alle spalle delle due fonti dominanti, carbone e gas natural, e con diverse centrali in programma.

Ma un impatto trasformativo sul settore energetico appare inevitabile. È il gas a uscire vittorioso, con previsioni degli analisti di un aumento del consumo quotidiano di un terzo, mentre il carbone, che genera il doppio di emissioni rispetto al rivale, dovrebbe vedere un declino di quasi un quarto entro il 2020. Forte anche la scommessa sulle rinovabili: il 28% dell’energia entro 15 anni dovrebbe essere prodotta da fonti quali l’eolico e il solare, rispetto al 13% attuale.

La battaglia si preannuncia così dura e sono attese risposte sia politiche che legali. Ricorsi in tribunale sono da tempo pronti e il leader repubblicano del Senato Mitch McConnell ha chiesto ai governatori di sabotare l’iniziativa evitando preparativi locali per la sua messa in atto. Le critiche minacciano di moltiplicarsi con l’avvio della campagna per le presidenziali del 2016, che entra nel vivo giovedì prossimo con il primo scontro televisivo tra i dieci principali aspiranti alla nomination repubblicana. Tra gli stessi democratici moderati affiora il timore che Obama abbia intrapreso una missione troppo ambiziosa, con scarso esito in campo internazionale e che potrebbe costar cara a regioni americane legate al carbone.

L’industria, da parte sua, ha però indicato di essere almeno in parte ormai pronta al cambio di marcia. Ha in programma il prossimo anno nuovi investimenti per circa cento miliardi di dollari, che verrebbero modificati per tener conto delle nuove regole. E il piano di Obama accompagna sviluppi in atto, a cominciare dal boom del gas naturale. L’amministrazione, in uno sforzo di comunicazione il più capillare possibile, ha inoltre sottolineato in dettaglio rischi e risultati, dalla salute pubblica al lavoro: ha calcolato che entro in 2030 i decessi prematuri causati da emissioni potranno essere ridotti del 90% e che potranno essere scongiurate 300.000 assenze dal lavoro o da scuola. Verrebbero create decine di migliaia di posti di lavoro, aumentati gli investimenti in energie rinnovabili del 30% rispetto al 2005 e resa più affidabile tutta la rete elettrica. La Casa Bianca prende di petto anche l’accusa che i costi aumenteranno per i singoli consumatori. In 15 anni la bolletta media di una famiglia si ridurrebbe di 85 dollari l’anno, per un risparmio complessivo di 155 miliardi tra il 2020 e il 2030.