Mondo

L’importanza strategica del «ritorno» iraniano

  • Abbonati
  • Accedi
analisi

L’importanza strategica del «ritorno» iraniano

Perché il ritorno dell’Iran sul mercato mondiale del petrolio è un fatto positivo? Non è solo una questione di prezzi del barile, che in un anno sono scesi da oltre 110 dollari a poco più di cinquanta: sulle quotazioni hanno influito diversi fattori come il calo della domanda mondiale, la crisi cinese, l’iper-produzione saudita e ora anche il ritorno in scena di Teheran.

«Raggiunto un accordo sul nucleare con gli Stati Uniti, ora dovremo trovarne un altro con l’Arabia Saudita sul petrolio», dicono al ministero degli Esteri iraniano. Significa che Riad e Teheran sono costretti a negoziare, che hanno un interesse comune a tenere in linea di galleggiamento un’industria vitale che ha bisogno anche di prezzi più alti per investimenti e ricerca. Se l’Arabia Saudita e l’Iran tornano a parlarsi si aprono nuove prospettive per le crisi e le guerre che stanno devastando il Medio Oriente.

Un segnale è stata la dichiarazione del ministro degli Esteri siriano, Walid al Muallem, al termine dei colloqui, avvenuti a Teheran, con il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov. «Appoggiamo l’iniziativa iraniana per una soluzione della crisi siriana», ha detto Muallem. Il piano, che sarà proposto sia a livello regionale che internazionale è composto da quattro punti: cessate il fuoco, controllo delle frontiere siriane e blocco dell’ingresso dei combattenti stranieri, apertura agli aiuti internazionali e infine la formazione di un governo di transizione.

Nel grande gioco del Medio Oriente anche l’Eni avrà un ruolo. Eni è stata pioniere nelle attività petrolifere in Iran fin dai tempi dello Shah e con il presidente Enrico Mattei ha cercato di trasformare i rapporti tra Paesi che sviluppavano la ricerca di idrocarburi e i detentori delle risorse minerarie. La crisi economica e politica seguita alla nazionalizzazione del petrolio portarono a un colpo di mano anglo-americano contro il primo ministro Mohammad Mossadeq che venne deposto nel 1953. L’esportazione di petrolio persiano riprende solo nel 1954 con la formazione del cosiddetto “Consorzio per l’Iran” guidato da British Petroleum, Gulf Oil e Shell e dalle quattro americane del consorzio saudita Aramco, ossia la Standard Oil, Mobil, Texaco e Standard Oil of California. Enrico Mattei chiese allora di poter partecipare con l’Agip ma fu escluso da quelle che ribattezzò come le “Sette Sorelle”.

Il patron italiano le provò tutte per entrare in un mercato dominato da multinazionali che avevano dimensioni dozzine di volte superiori all’Agip. Favorì persino il fidanzamento tra lo Shah Mohammed Reza Pahlevi e Maria Gabriella di Savoia ma questo grandioso lasciapassare ai pozzi iraniani sfumò quando l’Osservatore Romano condannò le possibili nozze tra una cattolica e un divorziato, per di più musulmano. Mattei non si arrese. In Iran gli uomini dell’Eni si spinsero a cercare idrocarburi in zone dove nessuna compagnia osava andare, i monti Zagros, un’epopea raccontata in un documentario di Bernardo Bertolucci.

I rapporti dell’Eni con l’Iran sono dunque sempre stati solidi: la società italiana può trarre vantaggio da questa tradizione. Lo ha sottolineato l’amministratore delegato Claudio Descalzi dopo l’incontro con il ministro del Petrolio Bijan Zanganeh: l’Eni non ha mai abbandonato questo mercato né durante la guerra con l’Iraq - quando Saddam Hussein bombardava città, pozzi petroliferi e raffinerie iraniane - e neppure durante gli anni dell’embargo. Lo ha ricordato anche Hashemi Rafsanjani nell’incontro con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: Rafsanjani, ex presidente ma anche capo della logistica militare durante la guerra degli anni 80, sa perfettamente che le aziende italiane sostennero lo sforzo bellico della repubblica islamica.

L’Eni oggi ha sviluppato diverse alternative sui mercati mondiali, sia nel settore petrolifero che del gas, e forse l’Iran non è più così vitale come un tempo ma rimane strategico per un sistema Italia che viene comunque trainato dalla presenza di un marchio che con Mattei qui è entrato nei libri di storia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione riservata