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Bamboccioni made in USA, causa lavoro, salari e debiti. Adesso li…

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le stime di Goldman Sachs

Bamboccioni made in USA, causa lavoro, salari e debiti. Adesso li scopre Goldman Sachs

Per i giovani americani la ripresa del mercato del lavoro rimane spesso solo un miraggio. E il sogno del successo professionale lo coltivano oggi non a Silicon Valley ma dal seminterrato di casa dei genitori dove rimangono inchiodati, mettendo in dubbio l'etica e la pratica dell'abbandono del nido materno per partire alla conquista del mondo segreto di tante precedenti generazioni di loro conterranei.

A puntare il dito su questa grave “sindrome” post-crisi è una delle banche che incarnano il super-lavoro e il super-successo: Goldman Sachs. I suoi economisti, capitanati da John Hatzius, mettono sotto accusa l'attendibilità dei dati occupazionali, che offrono una fotografia imbellita della realtà, soprattutto quando si tratta dei più giovani. Impieghi fragili, part-time forzato, caro-affitti e montagne record di debiti universitari ritardano l'impeto ad andarsene di casa, a formare nuove famiglie. Li schiacciano, insomma, nei seminterrati dei genitori.

«La proporzione di giovani che vive con i propri genitori è aumentata rispetto ai livelli di prima della recessione», ha calcolato Hatzius. Ed è aumentata in egual misura tra tutti i gruppi suddivisi per tipologia occupazionale, «non solo tra i disoccupati e sottoccupati». Conclusione: la nuova normalità potrebbe essere rappresentata da «una quota di ragazzi tra i 18 e i 34 anni che vive a casa incapace di tornare alle soglie pre-recessive».
Nello specifico, il trend dei giovani che rimanevano in casa viaggiava su percentuali attorno al 27% fino al 2008. Poi, con la crisi, questo dato si è impennato oltre il 31 per cento. Dopo un temporaneo calo agli inizi del 2014 che aveva fatto ben sperare, però, i seminterrati sono tornati ad affollarsi con percentuali di almeno due punti superiori ad otto anni or sono, anche tra chi ha un lavoro a tempo pieno. Nelle parole di Hatzius e dei suoi colleghi: «La porzione di giovani che vive con i genitori aveva cominciato a calare nel 2014. Ma negli ultimi sei mesi il declino si è fermato».

La sfida è aggravata dagli stessi numeri assoluti riversati nella forza lavoro dall'attuale generazione dei Millennials: secondo le stime del Pew Centers 53,5 milioni, più dei 52,7 milioni della Generation X e dei 44,6 milioni dei Baby Boomers. Sempre il Pew, dando man forte a Goldman e rincorrendo statistiche dell'ufficio del Censimento, ha stimato che nei primi quattro mesi del 2015 solo il 67,7% degli americani tra i 18 d i 34 anni di età vivesse fuori casa e fosse indipendente, contro il 71% del 2007.
Guardando più in dettaglio alle concause, le pecche del mercato del lavoro sono analizzate spietatamente: il tasso di disoccupazione giovanile, 7,7%, rimane comunque più elevato di prima della recessione (6,2%). Soprattutto «le prospettive occupazionali per i giovani non hanno recuperato pienamente, con il problema del lavoro a tempo parziale particolarmente sentito», ha sentenziato Goldman. Ancora: «La disoccupazione giovanile conta per un terzo dell'aumento dei ragazzi che vivono con i genitori e gli effetti ritardati dalla recessione contano per più di un altro terzo. L'eredità della recessione sta svanendo solo gradualmente».

Il caro-affitti è illustrato con tinte altrettanto fosche: «Se è spesso un ostacolo inferiore all'acquisto di una casa, i giovani che lavorano ma sono passati attraverso anni di difficoltà potrebbero non avere i risparmi necessari per la caparra oppure non rispettare i criteri di solidità finanziaria richiesti dai proprietari». Oggi il rapporto tra costo abitativo e reddito medio tra i giovani è di 135 contro 115 per l'insieme di tutti i lavoratori.
Il debito degli studenti, infine, non è un mistero: è lievitato al record di 1.200 miliardi di dollari, stando alla stessa Federal Reserve Bank di New York. Un valore secondo ormai per dimensioni solo ai mutui immobiliari. Dimenticata la recessione, è ora la somma di questi mali post-crisi a tenere in scacco una nuova generazione di americani.

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