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Grecia, Berlino frena sul bailout

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LA CRISI GRECA

Grecia, Berlino frena sul bailout

Berlino non ha fretta di chiudere le trattative tra Grecia e istituzioni europee sul bailout e preme per un prestito ponte ad Atene al fine di consentire il rimborso dei 3,5 miliardi di euro dovuti alla Bce il 20 di agosto. Per poi discutere con calma delle condizioni alle quali l’Europa riaprirà i cordoni della borsa con un terzo salvataggio.

Ma il governo di Alexis Tsipras tenta di accelerare e un portavoce ieri ha dichiarato che il Parlamento dovrebbe votare il pacchetto di riforme chiesto dai creditori il 18 agosto, in tempo per assicurarsi la prima tranche di 20 miliardi del salvataggio da 86.

Gli alleati europei però stanno mostrando crepe sui tempi della trattativa. Secondo la Sueddeutsche Zeitung il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, non vuole affrettare le decisioni. «Un programma della durata di tre anni e del valore superiore a 80 miliardi - ha detto una fonte ministeriale tedesca al quotidiano - ha bisogno di basi realmente solide. Un ulteriore prestito ponte è meglio che un mezzo programma».

Diversa la posizione dei partner Ue, a cominciare da quella della Francia. A margine dei festeggiamenti per il raddoppio del canale di Suez, Tsipras e François Hollande si sono parlati e hanno affermato che l’accordo dovrebbe arrivare a fine agosto. I Paesi non euro dell’Unione, con in testa la Gran Bretagna, sono inoltre molto dubbiosi su un ulteriore esborso a carico dell’Esm.

Ieri sera c’è stata una conference call a livello ministeriale dell’Unione europea per fare il punto sui progressi nei negoziati. Alcune fonti hanno riferito all’agenzia Bloomberg che Atene e i creditori si sarebbero dati l’obiettivo di completare lunedì il cosidetto Memorandum of understanding (Moa) per stabilire le condizioni di austerity e le riforme necessarie a un terzo salvataggio. «I nostri esperti stanno lavorando sul testo del Moa» ha dichiarato ieri una portavoce della Commissione, Mina Andreeva. «Stiamo cercando - ha precisato - di fare passi avanti veloci per ottenere un’intesa preferibilmente prima del 20 agosto».

Il premier Tsipras ha bisogno di chiudere in fretta perché vorrebbe far approvare dal Parlamento riforme dure da digerire approfittando delle vacanze di Ferragosto. Parigi e la Commissione cercano di assecondare le esigenze del governo greco ma ieri i mugugni tedeschi si sono fatti sentire più forte. Berlino non crede infatti che riforme economiche della portata di quelle chieste ad Atene in cambio di un bailout multimiliardario possano essere messe a punto in maniera soddisfacente entro la metà di agosto.

Con le sue perplessità la prima economia dell’Eurozona e partner forte al tavolo della trattativa rischia di far tornare in un limbo pericoloso la situazione. E, come già a giugno, quando la presidenza della Commissione si mostrava ottimista su una conclusione del negoziato poi naufragato, anche oggi il potente Schäuble replica con estrema cautela - stando a un parlamentare tedesco della maggioranza - ai commenti di Jean-Claude Juncker sulle possibilità di un accordo. «È tutto ancora aperto» ha detto il parlamentare perché la Grecia non avrà un altro biglietto gratis con destinazione salvataggio. A preoccupare la Germania sarebbero soprattutto una serie di questioni sulla futura condizionalità. In discussione ci sono ancora capitoli importanti come i target di bilancio e macroeconomici.

Resta insomma la diffidenza tedesca sulla possibilità di mantenere la Grecia nell’unione monetaria. Una chiusura che ha avuto il suo momento più teso quando all’Eurogruppo di luglio il ministro delle Finanze di Berlino presentò un piano di un periodo di sospensione di cinque anni del Paese dall’euro. Atene per il momento sembra aver fatto progressi sulla riforma delle pensioni mentre più lontani sono gli obiettivi su mercato del lavoro, liberalizzazioni, tagli alle spese di difesa.

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