Sempre più complessa l'estate della Grecia: alla ben nota crisi del debito va via via aggiungendosi la crisi umanitaria a causa dell'ondata di immigrazione. Secondo “Eurostat” nel solo mese di Luglio 2015 di arrivi sul suolo ellenico ne sono avvenuti quasi quanti in tutto il 2014: circa 55mila. Le più interessate al fenomeno sono le isole, dall'inizio dell'anno sono arrivate via mare oltre 124mila persone, con un aumento del 750% rispetto all'anno precedente. Negli ultimi mesi è la rotta verso le isole della Grecia quella più utilizzata per entrare in Europa. È emergenza in particolare nelle isole del Dodecanneso, come Chios, Lesbos e Kos, nel Mar Egeo Nord-orientale, che sono più vicine alle coste turche.
L'isola di Kos, a soli cinque chilometri dalla costa turca di Bodrum, è uno dei principali punti di accesso via mare all'Europa. Quest'anno la situazione è particolarmente grave e dall'inizio dell'anno sono arrivati via mare, per lo più da Bodrum, circa diecimila migranti, tra siriani, afgani e pachistani: in pratica un terzo dell'intera popolazione dell'isola.
Il motivo è la brevità del trasferimento che può durare, a seconda dei casi, anche poco più di un'ora. Una volta sull'isola, la polizia greca prende loro le impronte digitali, li registra e assegna permessi di soggiorno temporaneo che permettono di restare legalmente in Grecia per altri sei mesi. A quel punto i migranti possono fare richiesta d'asilo, ma molti preferiscono spostarsi in altri paesi de Nord Europa o restare in Grecia dove trovano solitamente un lavoro in nero. Ma le procedure burocratiche di accoglienza non si sbrigano velocemente e vanno per le lunghe fino a durare più di una settimana.
Dato che sull' isola non c'è capacità di accoglienza, le persone cercano sistemazioni precarie e provvisoriamente stabili: dormono dentro scatole di cartone e vivono in strade colme di rifiuti , sotto i ponti, in spiaggia e nella “migliore delle situazioni” in un hotel abbandonato.
Come ad esempio il “Captain Elias Hotel”, l'unico spazio messo a disposizione dalle autorità per chi è in attesa dei permessi della polizia per lasciare l'isola, con tempi che possono richiedere anche diverse settimane. Il “Captain Elias” da tempo abbandonato è ormai fatiscente e le condizioni igieniche sono rischiose, ad esempio a causa degli insetti.
Condizioni di accoglienza nell’isola di Kos, patria di Ippocrate, che l'Alto Commissariato dell'Onu non ha esitato e definire «vergognose», giudizio condiviso, in modo più attenuato, dal direttore europeo dell'UNHCR, Vincent Cochetel, secondo cui servizi per i profughi nell' isola greca sono «totalmente inadeguati».
All'ombra del platano secolare dove si adagiava il filosofo dell'omonimo giuramento solenne dei medici, i migranti si accampano a pochi metri di distanza dai molti turisti venuti a Kos: nei giorni scorsi, il “DailyMail” ha pubblicato foto che ritraggono i turisti inglesi a “rilassarsi sulle sdraio a pochi metri di distanza dal luogo dove sono accampati decine di migranti”. E nell'ultima settimana le richieste di prenotazione a Kos sono diminuite di quasi il 60% per cento, rispetto alle precedenti, mentre il flusso turistico va spostandosi verso altre isole non interessate dall'emergenza.
Attualmente Kos, provata dalla crisi finanziaria più generale e da quella esogena dell'immigrazione, attende da Atene gli aiuti economici provenienti dal Fondo Ausilio stanziati dalla Commissione europea. Sono quasi 260 i milioni di euro destinati dalla UE alla Grecia per la voce asilo-migrazione, di cui in gran parte da dare a quelle isole sotto pressione per la continua ondata di arrivi: nell'ultimo week end sono sbarcati a Kos oltre un migliaio di persone.
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