È una storia di corna, ricatti, delazioni, lettere minatorie e soldi. E magari c'è scappato pure il morto, o forse tre, almeno così si dice. Insomma una vecchia storia. Ma invece di uscire da un fogliettone di terz'ordine esce dal dark web per poi propagarsi su YouTube, migliaia di siti, e tocca non una, non dieci, ma 32 milioni di persone. Benvenuti nel Decamerone del nuovo millennio, dove i canti si scrivono in bit.
C'era una volta – ora è virtualmente fallito – un sito di dating canadese, AshleyMadison.com. Idea brillante, invece di far incontrare anime single fa accoppiare anime già sposate o fidanzate. Insomma facilita l'infedeltà. Per farlo promette due cose: privacy di livello uno, ossia, insomma non diremo mai chi sei, e privacy di livello due –altri 19 dollari ma, si promette, ben spesi – se non ti basta ti cancelliamo del tutto dai nostri sistemi.
Ma un giorno non precisato, probabilmente anni fa, arrivano i cattivi. Sono gli hacker di un proclamato e sconosciuto gruppo, l'Impact Team. Zitti zitti, entrano nei sistemi del sito e dell'intera azienda e ne prendono possesso, secondo il Ceo con l'aiuto di qualcuno che «aveva accesso ai sistemi ma non era un dipendente». Spazzati via dati personali, e-mail, foto compromettenti e numeri di carte di credito, scrivono al sito e comunicano la “bad news”, chiedendo di chiuderlo e mettere a posto i bachi tecnologici (questa ricostruzione è quella ufficiale delle autorità canadesi, che mai hanno parlato di richieste di denaro, ricatti a persone o altre richieste, ndr). L'azienda denuncia il fatto, compra sistemi di sicurezza più potenti e va avanti. Un mese dopo, siamo ad agosto, cominciano le bordate vere: tonnellate di dati personali vengono trasferiti dalle macchine degli hacker a servizi di “deep Internet”, luoghi della rete segreti, ma accessibili, anche se non per tutti, e quindi resi pubblici.
Per aggiungere un po' di dramma, arriva il giorno in cui i dipendenti di AshleyMadison entrano in ufficio e invece della mail si beccano a tutto volume una canzone degli AC/DC come saluto della premiata ditta Impact Team.
Mentre poliziotti, bureau, servizi segreti, Fbi ed esperti di sicurezza di tutto il mondo, molti dei quali saranno assoldati dagli avvocati dei clienti pronti alla causa per difendere il proprio onore, danno la caccia agli hacker, il re dell'infedeltà si avvicina alla bancarotta.
Il futuro di Noel Biderman, 39enne sposato felicemente con Amanda e padre di due figli, che ha trasformato in dieci anni le corna altrui in milioni di dollari, non è più così roseo.
Solo pochi mesi fa l'avvocato di Toronto si stava preparando alla Ipo alla Borsa di Londra per raccogliere dal mercato altri duecento milioni di dollari da investire in piattaforme per relazioni extraconiugali, ora Biderman dovrà chiamare a sé i migliori avvocati per difendersi da quello che gli anonimi hanno definito come il peggior incubo: le class action degli utenti sparsi in 39 nazioni. I primi a muoversi sono stati i suoi concittadini canadesi.
Due studi legali dell'Ontario hanno depositato istanza per chiedere 578 milioni di dollari di danni alla AshleyMadison per violazione dei dati. Il creatore della piazza degli adulteri, continua a tenere attivi i siti e ha appena offerto una taglia di 500mila dollari a chiunque possa fornire informazioni utili all'indagine. Intanto alcuni iscritti si sono visti recapitare delle mail minatorie con la richiesta di un riscatto, 250 dollari da pagare in bitcoin, in cambio della cancellazione dei propri dati. Fonte, come sempre, anonima.
Il capo investigatore canadese Bryce Evans ha infine comunicato che due suicidi «potrebbero essere collegati» all'esposizione illegale di questi dati, e un terzo caso è stato individuato in Usa. Di quest'ultimo sappiamo un po' di più, cioè che era un dipendente pubblico presente negli elenchi e negli stessi giorni ha commesso suicidio. Caso, sventura, collegamento di fatto, neppure gli investigatori possono dirlo con certezza. Ma ora il richiamo è chiaro: hacker di Impact Team, o chiunque sappia qualcosa: dite quanto sapete o ci saranno altre vittime.
Spigolando tra le righe di questo dramma contemporaneo ci rimarranno sempre in mente dei dettagli, forse utili: le migliaia di persone che hanno messo il proprio nome reale e indirizzo di mail aziendale, forse sperando di guadagnare reputazione con l'ennesima conquista; la stanza disadorna, così lontana dagli stereotipi delle fiction televisive americane high tech, della conferenza stampa canadese; il mistero di quanto successo tra i primi “warning” (avvertimenti) degli hacker all'azienda e lo svelamento dei dati; le mille piccole bugie di quanti sono finiti alla gogna, la loro cena in famiglia o con la fidanzata. Tradire l'amato, o l'amato consumatore, costa. Caro.
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