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La Svizzera smentisce le Cassandre ed evita la recessione. Nonostante il…

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DATO A SORPRESA

La Svizzera smentisce le Cassandre ed evita la recessione. Nonostante il super-franco

A sorpresa, la Svizzera non entra in recessione. Contrariamente a quasi tutte le previsioni, l'economia elvetica nel secondo trimestre di quest'anno è cresciuta dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell'1,2% in rapporto allo stesso periodo del 2014. L'abbandono della soglia di cambio di 1,20 franchi con l'euro da parte della Banca nazionale svizzera, nel gennaio scorso, ha portato ad un apprezzamento della valuta elvetica. Il freno alle esportazioni innescato dalla forza del franco aveva contribuito in modo marcato al segno negativo del primo trimestre, quando il pil elvetico era calato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente.

Molti analisti si attendevano ora una recessione tecnica, con due trimestri negativi consecutivi per il pil. Ma così non è stato. I dati forniti dalla Segreteria di Stato dell'Economia (Seco) mostrano che nel secondo trimestre le esportazioni di merci hanno registrato un aumento (+0,5%), dopo il calo subito nei primi tre mesi dell'anno. Contributi positivi all'export sono venuti soprattutto dai settori chimica-farmaceutica, orologeria, gioielleria, strumenti di precisione. Le importazioni di merci sono calate del 3,6%. Nel campo dei servizi, le esportazioni sono salite dello 0,9% e le importazioni del 3%.
I consumi delle economie domestiche (+0,3%) hanno pure contribuito alla crescita nel secondo trimestre. Dopo la contrazione del primo trimestre, tra aprile e giugno gli investimenti in impianti ed attrezzature e gli investimenti nell'edilizia sono aumentati rispettivamente dell'1,5% e dello 0,1%.

La tenuta di una buona fetta dell'industria, e delle esportazioni ad essa collegate, secondo alcuni economisti della piazza elvetica può essere solo in parte fatta risalire all'attenuarsi della corsa al rialzo del franco, che dopo aver toccato il picco dell'1 a 1 con l'euro a gennaio ha lasciato un po' di terreno sino all'1,05 di fine giugno e all'1,08 attuale. Ancora una volta, sembra avere un peso rilevante il fatto che l'export svizzero sia in ampia parte centrato su beni e servizi ad alto valore aggiunto, che risentono meno di altri degli effetti valutari. A questo si può poi aggiungere il riflesso positivo della seppur moderata ripresa nell'area dell'Unione europea, partner commerciale principale della Svizzera, e della più consistente ripresa negli Usa.

Certo, un minore forza del franco darebbe comunque maggiore spazio all'export elvetico. Ed è anche vero che molte imprese esportatrici hanno dovuto accettare prezzi in parte più bassi, il che ha un effetto di compressione dei margini che alla lunga può pesare. Ma resta il fatto che la resistenza delle esportazioni svizzere è stata per ora superiore alle aspettative e che questo elemento, unito al buon livello dei consumi interni, ha evitato sin qui la temuta recessione della piccola e ricca Confederazione. Senza contare che il super-franco negli ultimi mesi ha perso un po’ di forza e dopo aver sfondato la parità a gennaio viaggia ora intorno a 1,08 contro l’euro, non troppo lontano da quella soglia di 1,20 che aveva mantenuto per tre anni.

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