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6/6 Mooc, cinque cose da imparare/«Democratizzare» l'accesso…

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    6/6 Mooc, cinque cose da imparare/«Democratizzare» l'accesso agli studi

    Accendere il laptop, inforcare le cuffie, entrare in un'aula del Mit di Boston. Il fascino dei Mooc sta anche nella «democratizzazione del sapere», come i più entusiasti ribattezzano la possibilità di accedere – virtualmente – alle lezioni di giganti dell'accademia mondiale. Gratis.

    Non si rischia di cadere nel pericolo opposto, la “commercializzazione” di lezioni online temuta proprio dai college statunitensi? Paolo Ferri (Bicocca) fa notare che l'esperimento americano nasce proprio «dalla necessità, tardiva, di rendere più accessibili corsi che hanno raggiunto costi insostenibili. Si tratta comunque di Mooc a pagamento che costano e hanno prezzi importanti, ma più accessibili dei corsi in presenza». E in Italia? Luigi Proserpio (Bocconi) pensa che «siamo di fronte a un concetto sia molto interessante e possa funzionare anche in Italia, ma a una condizione: i Mooc devono essere rivolti a utenti che li possono capire e utilizzare correttamente, altrimenti si creano strumenti che danno ragione ai critici. E per farli funzionare, bisogna continuare a considerarli non come corpi a sé ma integrazioni della didattica».

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