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6/8 Un autunno di elezioni/1 novembre: Turchia, Erdogan ci riprova

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    Voleva cambiare la costituzione in chiave presidenziale e blindare la sua leadership. Si è trovato senza una maggioranza per la prima volta in 12 anni e con il partito pro-curdo Hdp sopra la soglia di sbarramento del 10%. Per il presidente turco Recep Tayyip Erdogan le elezioni dello scorso giugno sono state un mezzo disastro. Quindi la decisione di tornare quanto prima alle urne. Non si capisce però bene in cosa confidi Erdogan, visto che i sondaggisti per ora non si attendono che la sua leadership esca rafforzata dalla tornata elettorale del primo novembre prossimo.

    Il paese vive una fase molto difficile. Lo scontro con i separatisti curdi nel sud est del paese e l'impegno a fianco degli Usa nel contrasto all'Isis sono fattori potenzialmente destabilizzanti. L'economia, una volta fiore all'occhiello della gestione Erdogan, segna il passo. La lira turca è insieme al real brasiliano la moneta che più ha perso nei confronti del dollaro da inizio 2015, con un calo di oltre il 20%. I flussi di capitale in uscita dal paese non si arrestano. Un titolo decennale paga oltre il 10%. Erdogan continua a fare pressioni sulla banca centrale perché riduca i tassi di interesse. La politica monetaria nazionale è diventato persino uno dei temi caldi delle scorse elezioni, quando il presidente ha ribadito l'esistenza di una “lobby dei tassi”: un gruppo di investitori e lobby esteri non meglio precisato che, assieme ad alcune forze locali, boicotterebbe l'economia turca favorendo il mantenimento della attuale livello dei tassi.

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