Ufficialmente le bocche sono cucite al ministero degli Interni greco ma visto che non si ferma il flusso straordinario di migranti che dalla Turchia arriva a Kos, l'isola greca più vicina alla costa turca, diventata improvvisamente una frontiera “porosa”, i sospetti si sono rivolti sull'atteggiamento dell'esecutivo turco diventato, tutto ad un tratto, poco solerte su chi decide di continuare il viaggio della speranza verso Occidente. Un fatto che non ha convinto il governo greco che, ufficiosamente, ritiene che in Turchia non accada nulla che il governo di Ankara non consenta, o almeno tolleri.
Secondo un rapporto dell'organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati reso noto ad agosto ad Atene, denominato “Interim Survey Results on the Profile of Persons from Syria arriving at the Greek borders” i migranti in arrivo sulle coste greche non dicono il paese di provenienza per evitare di essere rispediti indietro ma la maggioranza (91%) sono di nazionalità siriana, con il 39% con un grado di istruzione universitaria, il 45% di istruzione secondaria, il 12% primaria. Sono professionisti, docenti, la classe media ex agiata del paese siriano che prende le valigie verso l'Europa perché ormai non nutre più speranze di poter resistere più a lungo nel paese di origine o ai suoi confini limitrofi.
Secondo i dati dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), sono circa 34mila le persone sbarcate nelle isole del Dodecaneso (ex possedimento italiano) tra gennaio e luglio, mentre oltre 61.000 hanno toccato terra a Lesbo, nell'Egeo del nord. Il numero di sbarchi di massa di migranti e richiedenti asilo in Europa dall' inizio di quest'anno tocca la cifra record di 250mila e già supera il totale degli arrivi totali del 2014.
Anche Frontex è allo stremo, senza i mezzi necessari per garantire la missione di pattugliamento in mare Poseidon. Per questo il commissario Ue Dimitris Avramopoulos, di origine greca, ha ribadito l'appello agli Stati membri affinché mettano mano al portafoglio e mettano a disposizione navi, aerei, personale «all'Agenzia Ue, così come si sono impegnati a fare».
La Turchia, secondo i dati Unhcr, ha accolto la maggior parte dei rifugiati siriani. Stando agli ultimi dati ufficiali disponibili, la Turchia accoglie circa 1,7 milioni di sfollati provenienti dalla Siria, dilaniata da una guerra civile dal marzo 2011. Ma è solo questa estate che improvvisamente è partita l'onda d'urto verso le isole dell'Egeo. Secondo l'agenzia ufficiale Afad turca, solo 265mila sono alloggiati nei campi profughi; gli altri sono dislocati nelle varie città turche di confine. Che cosa è successo? Ankara potrebbe aver toccato il livello massimo di tenuta sociale nonostante la solidarietà islamica e aver dato in silenzio il via libera a chi tra siriani, afghani, pachistani ed iraniani voglia togliere il disturbo. Non a caso ci sono state risse proprio tra queste tre diverse etnie, che non hanno a differenza dei siriani lo status di profughi, per poter salire per primi sulla nave greca Venizelos da 2.500 posti, mandata da Atene a Kos come centro di accoglienza galleggiante.
Dalle isole greche i migranti vengono spediti al Pireo dove da lì si dirigono a Piazza Omonia ad Atene, dove si effettua al mattino presto lo smistamento per intraprendere la lunga via dei Balcani e raggiungere il Nord Europa.
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