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A Pechino sfila il super missile che può colpire le portaerei Usa

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LA GRANDE PARATA MILITARE

A Pechino sfila il super missile che può colpire le portaerei Usa

A Pechino come a Mosca le grandi parate militari che celebrano la vittoria nella Seconda guerra mondiale assumono un significato legato ben più strettamente all’attualità che al passato storico.

Se la parata russa del 9 maggio costituì l’occasione per Putin per mostrare nuovi mezzi e armi ed evidenziare che Mosca non è isolata in seguito alla crisi ucraina, quella cinese che si tiene oggi nel centro di Pechino sembra voler puntare i riflettori sulla potenza militare per far dimenticare le nubi minacciose della crisi economica e finanziaria o il disastro ancora inspiegato delle esplosioni nel complesso industriale chimico del porto di Tianjin, città in cui il tasso di sostanze velenose nell’aria sembra aver indotto le autorità a chiudere l’accesso al centro urbano.

La parata vedrà sfilare 12 mila militari con 500 mezzi di ogni tipo mentre il cielo verrà solcato da 200 aerei ed elicotteri e per proteggerli da incidenti con i volatili sono stati liberati falchi e persino scimmie addestrate a distruggere i nidi degli uccelli.

Nel discorso che terrà il presidente Xi Jinping ampio spazio dovrebbe essere riservato all’annuncio della riorganizzazione dell’Esercito di Liberazione Popolare, nome che ancor oggi identifica le forze armate cinesi che possono contrare su una spesa militare seconda nel mondo solo agli Stati Uniti.

Secondo l’analista strategico Li Jie dovrebbe trattarsi di uno snellimento e ammodernamento dell’apparato militare cinese che oggi conta 2 milioni di soldati. “Molti si aspettano questa riforma e la parata darà nuovo slancio al morale dei soldati e al patriottismo. Sono occasioni perfette per annunciare piani ambiziosi”.

Se le indiscrezioni troveranno conferma, il sistema d’arma più importante che verrà fatto sfilare oggi è il missili balistico anti-portaerei Dong Feng DF-21D, versione antinave del missile balistico a medio raggio DF-21, in grado di imbarcare anche testate atomiche, modificata per colpire le portaerei statunitensi. Un missile la cui esistenza è nota da alcuni anni ma che solo recentemente avrebbe completato i test divenendo pienamente operativo e che non è mai stato mostrato in pubblico.

La sua messa a punto ha aperto un ampio dibattito in Asia Orientale perché si tratta dell’unico deterrente esistente contro i gruppi navali di portaerei statunitensi. L’elevata velocità  del DF-21D, rende difficile l’intercettazione da parte delle pur sofisticate difese aeree delle portaerei classe Nimitz  mentre il raggio d’azione dei missili, oltre 1.500 chilometri (un rapporto della CIA attribuiva l’anno scorso ai DF-21 un raggio d’azione compreso tra i 1.450 e i 2.150 chilometri), potrebbe inibire ai gruppi navali americani l’ingresso nel Mar Cinese Meridionale e Orientale dove si trovano gli arcipelaghi contesi tra la Cina e gli altri Paesi della regione: Spratly, Paracels, Senkaku, senza dimenticare la sempre presente crisi con Taiwan.

Non è un caso che, oltre all’US Navy, a preoccuparsi per il dispiegamento dei DF-21D siano soprattutto i Paesi del Pacifico che devono confrontarsi con l’espansionismo navale cinese (Filippine, Giappone, Corea del Sud, Vietnam….) basato su una flotta che già dispone di una portaerei e 80 sommergibili e sembra aver messo in cantiere la più grande portaerei del mondo.

In gennaio il Secondo Corpo d’Artiglieria pare abbia schierato batterie di DF-21D sui Monti Changbai, nel nord-est della Cina al confine con la Corea del Nord tenendo sotto tiro le flotte giapponese e sudcoreana.

L’ipotesi che Pechino possa dotarsi di oltre un migliaio di DF-21D evidenzia il rischio che ogni nave militare di rilievo, non solo le 11 portaerei della Marina USA, possa venire attaccata al largo delle acque cinesi da decine di armi in grado in ogni caso di saturare le difese antiaeree e antimissile imbarcate.

Non tutti concordano nel definire il DF-21D una seria minaccia per la supremazia delle portaerei statunitensi e non si può escludere che lo spauracchio del nuovo missile risulti oggi utile sia a Pechino, dove l’ostentato bilanciamento dello strapotere americano sui mari rafforza l’orgoglio nazionale, sia negli ambienti militari e industriali americani dove si considera che una ben pubblicizzata minaccia strategica “nemica” rappresenti il miglior deterrente contro ulteriori tagli al bilancio del Pentagono.

Tutti elementi che rafforzano la curiosità intorno al DF-21D e all’intero complesso di armi e mezzi che sfilano oggi a Pechino che, secondo il Ministero della difesa cinese, saranno per l’84 cento nuovi o comunque mai mostrati in pubblico.

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