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Shale e terremoti, la partita si sposta nei tribunali

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le controversie sul fracking

Shale e terremoti, la partita si sposta nei tribunali

Nella notte di sabato 5 novembre 2011 l'area a nord di Oklahoma city viene svegliata dal più forte terremoto che la zona abbia mai conosciuto. Un sisma di magnitudo 5.7 scala Richter e una rarità per quello che zona fino a poco tempo prima era considerato un territorio senza particolari rischi sismici. Fino al 2008 i terremoti con intensità superiore a 2 punti erano infatti mediamente due all'anno. Poi è iniziata l'escalation: nel 2010 se ne sono contanti 42, nel 2014 ben 585, il triplo della California.

L'Oklahoma è così diventato l'esempio più emblematico dei sismi provocati dal “fracking”, ossia la frantumazione di rocce con getti d'acqua ad altissima pressione utilizzata dall'industria estrattiva dello shale oil. Anche Texas e Dakota hanno sperimentato fenomeni simili e il servizio geologico statunitense ha sinora identificato 17 aeree in cui il rischio di terremoto è aumentato negli ultimi anni 7 anni, ossia da quando questa tecnica ha conosciuto uno sviluppo impetuoso.

Tuttora oggetto di studio la questione è già materia di vari contenziosi. Le associazioni ambientaliste statunitensi sembrano però ora intenzionate ad alzare il tiro. Con una mossa inconsueta l'azione legale che stanno mettendo a punto è infatti diretta contro l'Autorità di difesa dell'ambiente accusata di essere troppo permissiva. In particolare per quello che riguarda lo smaltimento delle acque di scarico utilizzate per la frantumazione delle rocce. Secondo gli esperti sarebbe infatti proprio in questa fase, quando gigantesche masse d'acqua finiscono in pozzi di scolo non abbastanza resistenti per contenerle, che si realizzano le condizioni per i terremoti. Gli ambientalisti spiegano che la normativa in materia è ormai obsoleta, risale al 1988 e non tiene conto delle rivoluzionarie novità tecnologiche introdotte nei successivi 27 anni. Il ricorso ai tribunali sarebbe quindi soprattutto un espediente per spingere l'Autorità a varare regole più aggiornate e stringenti.

Norme più severe significherebbero però anche costi più alti. In prospettiva una nuova tegola per l'industria dello shale oil che pur avendo mostrato una capacità di resistenza maggiore di quanto molti prevedessero, vive una fase critica a causa del basso prezzo del petrolio. I costi di estrazione variano molto da un giacimento all'altro ma alle attuali quotazioni parecchi “campi” rischiano di finire o sono già fuori mercato. Secondo Bloomberg i produttori a rischio default, che per rifinanziarsi devono pagare interessi sopra il 10%, sarebbero passati da 20 a 80 solo nell'ultimo anno. Il pericolo riguarda anche il sistema bancario statunitense, molto esposto verso il settore come ricordava con una certa preoccupazione anche un rapporto della Banca dei regolamenti internazionali dello scorso marzo.

Le cause contro le compagnie però si moltiplicano e alcuni stati hanno iniziato a muoversi. L'Ohio ha introdotto l'obbligo di procedere ad una attenta valutazione sismica come condizione per ottenere i permessi di estrazione. New York ha completamente vietato la pratica della frantumazione delle rocce con getti d'acqua. Misure restrittive sono state ora adottate anche in Oklahoma mentre, almeno per ora, il Texas sembra contrario a introdurre nuovi vincoli . Fuori dagli Stati Uniti la Francia ha vietato il fracking già dal 2011 mentre un tribunale olandese ha recentemente bloccato l'attività estrattiva nella zona di Groningen.

Le ripercussioni del legame estrazioni - terremoti sono state oggetto di un recente studio dell'agenzia di rating Standard and Poor's che ritiene sia giunto il momento di regolamentare meglio la materia. Oltre all'industria energetica i rischi finanziari coinvolgono i proprietari di immobili, le banche che erogano i mutui, gli investitori real estate. Il settore assicurativo è per ora interessato in misura minore visto che in molte aree coinvolte le polizze contro i terremoti sono ancora poco diffuse. L'aumento dei fenomeni sismici ha implicazioni anche per trasporti e utilities. Si tratta, spiega S&P, di un rischio astratto e difficile da quantificare in termini di qualità del credito, così come accade per i danni provocati dai cambiamento climatico. La carenza di un apposito quadro normativo ancora più complesso prevedere i potenziali impatti finanziari. Non è neppure chiaro, ad esempio, se un terremoto provocato da attività umane possa ricadere tra i casi coperti dalle attuali polizze antisismiche.

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