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emergenza immigrazione

Migranti: ministri degli Esteri Ue riuniti a Lussemburgo. Kurz: pericolo foreign fighters nel flusso dalla Macedonia

La crisi dell'immigrazione non si può risolvere «chiudendo la porta». Lo afferma l'assistente del segretario generale per i diritti umani dell'Onu, Ivan Simonivic, sottolineando che mettere fine alla crisi richiede affrontare la radice dei problemi che spinge a fuggire.

Ministri Ue riuniti a Lussemburgo
L'emergenza immigrazione è sul tavolo dei ministri degli Esteri Ue riuniti a Lussemburgo per il Consiglio informale (formato «Gymnich»): dalle 8,30, i capi delle diplomazie dei Ventotto, guidati dal ministro lussemburghese Jean Asselborn, presidente di turno, e dall'alto rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini, sono riuniti per affrontare gli ultimi sviluppi della crisi. Tutti si dicono consapevoli della necessità di gestire in modo comune l'emergenza umanitaria, ma non appianarsi la divergenza fra chi, soprattutto a Est, è contrario alla suddivisione obbligatoria dei rifugiati, e chi invece propone che la solidarietà si esprima attraverso una condivisione di tutti del problema, attraverso la fissazione di quote secondo criteri precisi. I ministri europei, che oggi non potranno prendere decisioni, discuteranno di una più efficace politica Ue per affrontare le cause delle migrazioni, attraverso un'attiva presenza nei Paesi di origine e transito, e il passaggio alla `fase due´ della missione navale nel Mediterraneo, per agire nelle acque internazionali contro i trafficanti di esseri umani. Ancora, i Ventotto discuteranno sulla base di un documento congiunto presentato da Italia, Francia e Germania, in cui si ipotizza fra l'altro una sistematica gestione comune dei confini esterni, oltre che un'equa ripartizione dei rifugiati.

Ministro austriaco Kurz: pericolo foreign fighters nel flusso dalla Macedonia
Possibile presenza di foreign fighters, i combattenti europei di ritorno da Siria e Iraq, fra le migliaia di migranti che ogni giorno entrano in Macedonia diretti verso l'Unione europea. È questo il pericolo indicato dal ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz, arrivando alla seconda giornata del Consiglio informale Ue degli Affari esteri a Lussemburgo. «Il mio collega macedone mi ha appena avvertito che nei flussi di migranti in entrata nel suo Paese c'è il pericolo che siano presenti anche dei foreign fighters di ritorno dal Medio Oriente. C'è anche un grande tema di sicurezza» nella crisi dell'immigrazione, ha detto Kurz. Se la rotta via mare verso l'Italia è destinata ad esaurirsi con l'arrivo dell'inverso, ha continuato, quella vita terra dei Balcani «continuerà a essere percorsa».

Ministro slovacco: è falso che rifiutiamo l’accoglienza
La Slovacchia rifiuta l'etichetta di Paese che non si vuole far carico del problema dei migranti. Il ministro degli Esteri di Bratislava, Miroslav Lajcak, prima della riunione informale del Consiglio che oggi a Lussemburgo affronterà proprio le questioni legate all'emergenza immigrazione, ha detto: «vogliamo essere parte della soluzione, non è vero che non vogliamo condividere questo carico». «Noi proponiamo che oggi si discuta delle cause di questo fenomeno», ha aggiunto. «È necessario che stabilizziamo ii confini esterni e che difendiamo lo spazio Schengen, altrimenti ci sarà un effetto di attrazione. Non dobbiamo prendere decisioni arbitrarie: la questione è molto complessa e serve una soluzione articolata».

Vertice Est Europa: no alla redistribuzione obbigatoria
A Lussemburgo sono arrivati gli echi del vertice dei dei leader dei quattro paesi di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia), che hanno riconfermato, oggi a Praga, la loro forte opposizione al meccanismo delle quote obbligatorie di redistribuzione fra i Paesi Ue dei rifugiati giunti nei paesi più esposti ai flussi migratori. Secondo i quattro Paesi dell'Est, va «preservata la natura volontaria delle misure di solidarietà dell'Ue», e «sarebbe inaccettabile qualunque proposta che portasse all'introduzione di quote obbligatorie e permanenti». La posizione dura del gruppo di Visegrad conferma la divisione profonda che esiste nell'Ue sul modo in cui va affrontata l'emergenza rifugiati, ora che la maggioranza dei Paesi membri, guidata dall'asse franco-tedesco con il forte sostegno dell'Italia, è ormai allineata a sostegno dell'iniziativa della Commissione europea per le quote obbligatorie, che si concretizzerà con la nuova proposta, attesa per la settimana prossima, di redistribuire negli altri Paesi membri, 120mila nuovi rifugiati approdati in Italia, Grecia e Ungheria, oltre ai 40mila da Italia e Grecia già previsti dal meccanismo provvisorio proposto a maggio.

Australia, Abbott: non accoglieremo altri rifugiati siriani
No del primo ministro australiano, Tony Abbott, alla richiesta, presentata dal suo stesso partito, di accogliere nel Paese più rifugiati provenienti dalla Siria. Dopo la fotografia del bimbo di tre anni morto in un naufragio al largo della Turchia, diversi membri del governo australiano avevano esortato il premier ad accogliere altri profughi siriani. Ma Abbott ha risposto che non cederà alle pressioni, dal momento che il suo Paese ha già accettato l'anno scorso di accogliere altre 4.400 persone in fuga dal nord dell'Iraq e dall'est della Siria. «Siamo un Paese - ha detto il premier - che prende i suoi obblighi internazionali seriamente, e su una base pro capite in realtà accogliamo più rifugiati umanitari di qualsiasi altro Paese».

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