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Grecia, cosa succede se Tsipras fa flop alle elezioni

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ATENE VERSO IL VOTO

Grecia, cosa succede se Tsipras fa flop alle elezioni

L’ex premier greco Alexis Tsipras punta ad una “maggioranza assoluta” per il suo partito Syriza alle elezioni del 20 settembre.. Lo ha affermato - citato dai media greci - lo stesso leader della sinistra in una conferenza stampa alla Fiera internazionale di Salonicco, aggiungendo però che un governo di coalizione nascerà in tempi brevi se nessun partito avrà abbastanza seggi per governare da solo. Gli ultimi sondaggi indicano un testa a testa nelle preferenze tra Syriza e i conservatori di Nea Dimokratia, lasciando prevedere che nessun partito otterrà la maggioranza assoluta. Il leader di ND Vangelis Meimarakis si è già detto disponibile a creare un governo di coalizione con la stessa Syriza «per mantenere la Grecia nell’euro». Per Tsipras, anche se il suo partito non vincerà ,«la Grecia sarà governata, perché nessuno si prenderà la responsabilità di lasciare il Paese senza governo». Ma vediamo quali sono i tre scenari più probabili dopo il voto del 20 settembre. Un appuntamento che i mercati e l’Unione Europea aspettano con grande interesse e una certa apprensione perché in ballo c’è il successo del terzo piano di salvataggio da 86 miliardi accordato lo scorso agosto.

1) Vince Syriza ma non ottiene la maggioranza assoluta. Probabilmente i suoi ex alleati, i Greci indipendenti di Panos Kammenos, non riusciranno a superare la soglia di sbarramento del 3% per entrare nel Parlamento. Quindi Tsipras dovrebbe cercare i voti mancanti dei socialisti del Pasok e del parito centrista To Potami di Theodorakis, ma non sarebbero sufficienti. Inutile chiedere i voti di Unità popolare, i ribelli di Syriza che potrebbero avere il 5% dei voti, né dei comunisti del Pke, che con un altro 5 % sono indisponibili a qualsiasi alleanza a sinistra. A quel punto Tsipras rimette il mandato al presidente della Repubblica e passa la palla al centro-destra di Nea Dimokratia: si torna al voto entro un mese come avvenne nel 2012 quando al secondo tentativo vinse Antonis Samaras.

2) Vince Nea Dimokratia di Vangelis Meimarakis ma non ottiene la maggioraza assoluta. Il partito che ha governato la Grecia prima della vittoria di Tsipras chiede i voti del Pasok e dei centristi di To Potami ma non bastano. Servono i voti di Syriza che non li concede. A quel punto si torna al voto come nel caso di vittoria di misura di Syriza.

3) I due partiti maggiori, Syriza e Nea Dimokratia, si rendono conto che l’unica soluzione è costituire un governo di unità nazionale che accetti il Memorandum e ne cerchi di limitare gli effetti sulla crescita economica. Si tornerebbe alla situazione prima delle votazioni di luglio dove Syriza votava i provvedimenti insieme a Nea Dimokratia e al Pasok in Parlamento - con l’esclusione dei ribelli di Lafazanis - tutte le iniziative prioritarie per far sì che Atene potesse ricevere gli 86 miliardi di euro di nuovi aiuti. Sarebbe la copia greca della Grande coalizione alla tedesca. Un paradosso per Atene, costretta a copiare la Merkel anche in politica interna.

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