Possono estendersi al massimo per due mesi i controlli temporanei alle frontiere per «eventi imprevedibili» tra Paesi dell'Unione europea, come quelli appena decisi dalla Germania per l’emergenza rifugiati. Ma non possono essere decisi solo sulla base di semplici flussi migratori: devono esserci necessità legate a ordine pubblico e sicurezza interna.
Il «Codice delle frontiere di Shengen» prevede due tipi di deroghe temporanee alla libera circolazione dei cittadini. Il primo caso, ha spiegato una portavoce della Commissione Natasha Bertaud, è quello di «eventi prevedibili», come potrebbe essere un vertice del G7 da tenersi in Germania, in cui uno Stato può reintrodurre controlli temporanei alle frontiere per un massimo di 6 mesi.
Il secondo caso riguarda invece «eventi imprevedibili», come è il caso della situazione attuale a causa dell'improvviso arrivo di ingenti gruppi di immigrati o profughi. I controlli possono essere reintrodotti per un periodo iniziale di 10 giorni, successivamente prorogabili per cadenze di due settimane fino ad un periodo massimo totale di due mesi.
Fonti dell'Ue hanno poi puntualizzato che i movimenti migratori per sé non sono un motivo per reintrodurre i controlli temporanei alle frontiere. La richiesta deve invece basarsi su una potenziale minaccia alla sicurezza interna e all'ordine pubblico del Paese richiedente.
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