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IN VISTA DEL VOTO di domenica

Constancio (Bce): in Grecia possibile il ritiro graduale dei controlli di capitale

Il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, ha detto all’agenzia Reuters che «il periodo è favorevole per smantellare gradualmente i controlli sui capitali in atto in Grecia»da giugno, una decisione impopolare presa dal governo Syriza per prevenire il collasso delle banche greche ma che ha avuto pesanti ripercussioni sulla vita di famiglie e imprese . In molti ricorderanno la foto-icona del pensionato di Salonicco che si dispera seduto a terra davanti a uno sportello di una banca il cui direttore non voleva dargli la rata della sua pensione a causa dei limiti al prelievo di contanti. Ecco perché l’affermazione del numero due della Bce (che non mancherà di suscitare polemiche di intromissione nel dibattito politico interno) è importante in vista del voto di domenica dove i due partiti maggiori, Syriza e il conservatore Nea Dimokratia, si sfidano in un testa a testa dall’esito molto incerto.

Nessuno nega che proprio la decisione di mettere il controllo dei capitali ha colpito la popolarità di Tsipras e ne ha alla fine piegato la resistenza costringendolo alla accettazione del Memorandum di austerità nella notte del 12-13 luglio a Bruxelles, pena l’esclusione del paese dall’eurozona. Il controllo dei capitali ha messo in ginocchio anche le piccola manifattura locale che vive proprio di acquisto di materie prime e semilavorati da esportare.

I due partiti maggiori che gli ultimi sondaggi vedono poco sopra al 26%, ben lontani da una maggioranza monocolore (che il sistema elettorale greco assegna a chi raggiunge almeno il 36%), sono testa a testa. A pochi giorni dal voto, il partito più forte sembra intanto essere secondo le previsioni quello dell'astensione, che gli analisti vedono attorno al 40%, in un paese provato da una crisi infinita.

Ad Atene regna l'incertezza. Secondo un rilevamento Kapa Research pubblicato dal quotidiano To Vima, Syriza è in lieve vantaggio con il 26,7%, ma il partito di sinistra è tallonato dal conservatore Nea Dimokratia con il 26,2%. Gli indecisi sono il 10,2%. Terza formazione sono i neonazisti dl Alba Dorata (7%), seguiti dai socialisti del Pasok (6,1%), i comunisti del Kke (5,9%), il partito centrista To Potami (5%), i ribelli di Syriza di Unione Popolare (4,2%) e l'Unione dei Centristi (3,6%). Il partito nazionalista dei Greci Indipendenti, che era al governo con Syriza, figura al 3,1% appena sopra la soglia minima del 3% necessaria per entrare in parlamento. Secondo il rilevamento, il 36,7% degli elettori ritiene che Tsipras sia più adatto come primo ministro. Evangelos Meimarakis, ex presidente del gruppo parlamentare che in luglio ha assunto la guida ad interim di Nea Dimokratia sostituendo Antonis Samaras, arriva secondo con il 34,4% dei consensi. Ma nell'insieme l'elettorato è stanco: il 63,3% ritiene che in Grecia le «cose vadano nella direzione sbagliata», mentre solo il 24,4% vede un miglioramento.
Il leader di Syriza Alexis Tsipras ha chiesto alla folta schiera di disillusi una seconda chance di governo e quello del partito conservatore Nea Dimokratia, Evangelos Meimarakis ha chiesto la fine del braccio di ferro con l'Europa e di imboccare la via della verità sulle riforme necessarie al Paese. La linea politica economica però è la stessa: applicare l’austerità tagliando le pensioni anticipate e alcune indennità su quelle minime e alzare le tasse cominciando dall’Iva sulle isole.

Tsipras si presenta un po’ ammaccato come il politico che ha lottato per sette mesi contro i creditori e che ha le mani pulite per una seconda possibilità. Meimarakis come quello che invita a smetterla con le politiche avventuriste e a rispettare gli impegni con l'Europa per poter ottenere il taglio del debito pubblico.
Secondo la legge greca al partito che ottiene più voti spetta un bonus di 50 deputati, su un parlamento di 300 seggi. Ma appare improbabile che il partito vincitore possa governare da solo, senza formare una coalizione con una o più altre formazioni, forse addirittura una Grande coalizione fra gli stessi due partiti maggiori così come avviene in Germania.
Infatti quanto ad eventuali alleanze, che si renderebbero necessarie in caso di maggioranza assoluta, l'intesa tra Syriza e Nea Dimokratia è considerata una buona soluzione dal 35% degli elettori interpellati. Il 32% ha invece espresso una preferenza per un accordo tra Syriza e To Potami, il 30% si è pronunciato in favore di un'alleanza tra il partito di Tsipras e i Greci indipendenti, se questi dovessero però superare la soglia di sbarramento del 3 per cento.

Ma qualcosa è cambiato nella percezione dei disillusi e nella popolarità di Syriza per tre fattori. Il primo elemento di perdita di consensi è stata la divisione del partito sulle politiche di austerità del terzo piano di salvataggio che ha portato alla costituzione di una nuova formazione, Unità popolare di Panagiotis Lafazanis, favorevole alla Grexit e al ritorno alla dracma. Il voto giovanile, che era stato decisivo nella vittoria di gennaio di Syriza e nel referendum di luglio con il 61% dei voti a favore del rifiuto del piano di salvataggio, ora sembra essersi raffreddato dopo la “capriola” di Tsipras.
Il secondo fattore è l'impatto che l'introduzione del controllo dei capitali imposti a giugno per prevenire il collasso delle banche, ha avuto sulla vita di famiglie e imprese. Il terzo punto che ha colpito la popolarità di Syriza è la leadership di Nea Dimokratia di Evangelos Meimarakis, che invece di preparare un congresso di partito si è concentrato sulla necessità di dare stabilità al paese dopo sette mesi di braccio di ferro con i creditori che hanno riportato Atene sull'orlo dell'abisso. Molti moderati, stanchi di questa continua incertezza, hanno manifestato insofferenza verso le politiche di Syriza e sarebbero pronti a ritornare a partiti più tradizionali come i socialisti del Pasok o i centristi di To Potami, guidati dall'ex giornalista televisivo Stravos Theodorakis. Tutti elementi che rendono il voto di domenica 20 settembre molto incerto.

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