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Svolta in Giappone: le forze armate potranno agire anche all’estero

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la «difesa collettiva»

Svolta in Giappone: le forze armate potranno agire anche all’estero

TOKYO – In piena notte, alle 2.17 ora locale (le 19.17 di venerdì in Italia) la Camera Alta giapponese ha dato il via libera definitivo a una svolta storica per il Paese: per la prima volta da 70 anni, in varie circostanze le Forze di Autodifesa giapponesi potranno agire e sparare all'estero, in aiuto di Paesi alleati, anche senza una diretta minaccia al territorio nazionale. È il concetto di “Difesa collettiva” previsto nel controverso pacchetto delle nuove leggi sulla sicurezza . Dopo il passaggio ieri pomeriggio in commissione (tra alcuni tafferugli), le opposizioni hanno cercato fin da ieri sera di impedire l'approvazione ricorrendo a tattiche dilatorie, con una serie di mozioni di censura e di sfiducia che sono state tutte respinte dalla solida maggioranza di governo. Anche oggi, fino a tarda notte, molte migliaia di manifestanti hanno protestato davanti all'edificio della Dieta.

La difesa collettiva
Dopo la resa del 1945, la Costituzione varata nel 1946 sotto l'occupazione americana all'art.9 bandisce la guerra come diritto sovrano e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Alla lettera, proibisce la stessa esistenza di forze armate, ma la norma è stata interpretata nel senso che non proibisce l'istituzione di Forze di Autodifesa. Così oggi il Giappone ha forze armate che non si definiscono come tali ma che sono tra le maggiori del mondo per potenziale. Una nuova “interpretazione ufficiale” dell'articolo 9 da parte del governo ha spianato la strada l'anno scorso per ammettere la cosiddetta “Difesa collettiva” in soccorso di alleati, ora suggellata dalla nuova legislazione. Ecco alcuni esempi di una svolta storica per il Sol Levante.

1) Aiuto ad alleati in guerra
Le Forze di Autodifesa potranno venire in aiuto alle forze armate di Paesi alleati in guerra in un Paese straniero nel caso di implicazioni per la sicurezza nazionale. Ad esempio, in un conflitto nella penisola coreana potranno offrire supporto logistico, munizioni e carburanti agli Usa o alla Corea del Sud. Peraltro il governo di Seul ha messo in chiaro che ogni partecipazione giapponese a un eventuale conflitto dovrà avere il previo esplicito assenso sudcoreano.

2) Partecipazione diretta a rischiose missioni Onu
Diventa possibile una partecipazione diretta a missioni internazionali approvate dalle Nazioni Unite anche in un contesto difficile per la sicurezza. Il Giappone aveva partecipato con un ruolo marginale al conflitto in Iraq del 2003 con un contingente, confinato però in aree relativamente stabili e impossibilitato a difendere alleati o persino civili.

3) Intercettazione di missili diretti verso alleati
Viene consentito l'abbattimento di missili balistici diretti contro alleati (ad esempio un missile nordcoreano diretto verso territori Usa) e non solo contro il territorio nazionale.

4) Partecipazione alla tutela della libertà di navigazione
Navi e aerei giapponesi potranno partecipare a operazioni finalizzate a preservare la libertà di navigazione in acque internazionali, anche in aree remote come il Golfo Persico, e probabilmente anche nel Mar Cinese Meridionale. Come Paese importatore di energia e esportatore di beni, Tokyo è particolarmente interessata alla questione. L'eventuale comparsa di navi e aerei nipponici nel Mar Cinese Meridionale – dove la Cina ha contenziosi con altri Paesi e continua attività di costruzione di strutture ad uso potenzialmente militare su atolli e isolette contestate – accrescerebbe le tensioni con Pechino.

5) Uso della forza all'estero per liberare ostaggi
Saranno possibili missioni militari finalizzate a liberare ostaggi giapponesi detenuti all'estero anche con l'uso della forza.

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