Mondo

Il Papa a L'Avana: «Cuba e Usa esempio di riconciliazione»

  • Abbonati
  • Accedi
il viaggio di bergoglio

Il Papa a L'Avana: «Cuba e Usa esempio di riconciliazione»

Quando Papa Francesco scende dalla scaletta dell'aereo, all'aeroporto di L'Avana, è chiara la sensazione che la storia lo accompagna in questo scorcio di mondo che sta cambiando pagina. Anche grazie a lui.
Si rivolge a Raul Castro: «Vorrei chiederle, signor presidente, di trasmettere i miei sentimenti di speciale considerazione e rispetto a Suo fratello Fidel. Vorrei inoltre che il mio saluto giungesse in modo particolare a tutte quelle persone che, per diversi motivi, non potrò incontrare e a tutti i cubani dispersi nel mondo».

Il primo papa latino-americano sbarca a Cuba, parla in spagnolo come voce di tutto il continente, culla di un cattolicesimo volto ormai a segnare il tracciato del Terzo millennio. Il Vaticano di Papa Francesco (e la diplomazia del cardinale Pietro Parolin) ha avuto un ruolo da protagonista nell'intesa raggiunta mesi fa tra gli Usa di Barack Obama e Cuba dei Castro e la visita di Francesco – inserita dentro il viaggio un Usa già di fatto pronto da più di un anno – è il suggello della geopolitica della Santa Sede, che ormai si sostanzia nella pastorale planetaria di Bergoglio.

«Da alcuni mesi – ha detto ieri sera il Papa – siamo testimoni di un avvenimento che ci riempie di speranza: il processo di normalizzazione delle relazioni tra due popoli, dopo anni di allontanamento. È un segno del prevalere della cultura dell'incontro, del dialogo, del “sistema della valorizzazione universale... sul sistema, morto per sempre, di dinastia e di gruppo” (citazione di Josè Martì, eroe cubano dell'800, ndr). Incoraggio i responsabili politici a proseguire su questo cammino e a sviluppare tutte le sue potenzialità, come prova dell'alto servizio che sono chiamati a prestare a favore della pace e del benessere dei loro popoli, di tutta l'America, e come esempio di riconciliazione per il mondo intero».

Il Papa quindi riconosce gli sforzi di entrambe le parti, senza assumersi meriti, ma sa bene quanto i gesti abbiano valore, come lo sarà l'incontro previsto, ma non programmato in agenda, con il vecchio Fidel. Geograficamente, Cuba è un arcipelago che si affaccia verso tutte le direzioni, con uno straordinario valore come “chiave” tra nord e sud, tra est e ovest. La sua vocazione naturale è quella di essere punto d'incontro perché tutti i popoli si trovino in amicizia, come sognò José Martí, oltre le strettoie degli istmi e le barriere dei mari. Questo stesso desiderio fu di san Giovanni Paolo II con il suo ardente appello «affinché Cuba si apra con tutte le sue magnifiche possibilità al mondo e il mondo si apra a Cuba», come disse il papa polacco nella sua storica visita del 1998.

Nel suo saluto di benvenuto Raul Castro ha a sua volta espresso «affetto, rispetto e ospitalità» a Papa Francesco: «Abbiamo apprezzato il suo sostegno al dialogo tra gli Stati Uniti e Cuba», ha detto il presidente, sottolinenando che «il ripristino delle relazioni diplomatiche è stato un primo passo nel processo verso la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi che richiederanno la risoluzione dei problemi e riparazione delle ingiustizie». «L'embargo – ha puntualizzato – ha causato danni umani e difficoltà per le famiglie cubane: è crudele, immorale e illegale. È necessario rimuoverlo».

La visita del Papa è in continuità con la politica estera pontificia, che quest'anno celebra l'80° anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Cuba e la Santa Sede: «La Provvidenza mi permette di arrivare oggi in questa amata nazione, seguendo le indelebili orme del cammino aperto dai memorabili viaggi apostolici che hanno compiuto in quest'Isola i miei due predecessori, san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. So che il loro ricordo suscita gratitudine e affetto nel popolo e nelle autorità di Cuba. Oggi rinnoviamo questi legami di cooperazione e amicizia perché la Chiesa continui ad accompagnare ed incoraggiare il popolo cubano nelle sue speranze e nelle sue preoccupazioni, con libertà e con i mezzi e gli spazi necessari per far giungere l'annuncio del Regno fino alle periferie esistenziali della società» (chiaro il riferimento in quest'ultimo passaggio ai problemi che ha la Chiesa la Cuba, dove per esempio il Natale è sancito come festa civile).

Nei tre giorni che trascorrerà a Cuba, al Papa arriveranno dal popolo – che oggi incontrerà nella messa nella grande Plaza de la Revolucion, dove sarà presente la presidente argentina Cristina Fernandez – e dai governanti, dai vescovi e dalle famiglie, implorazioni affinchè il Vaticano possa fare quanto in suo potere per convincere gli Usa e rimuovere l'embargo, che vige dal 1962. Ma la questione non è nei poteri del presidente Obama, ma del Congresso, che è in maggioranza repubblicano, e dichiaratamente ostile a quest'accordo, specie in questo scorcio temporale che vede avvicinarsi le elezioni presidenziali. Bergoglio sa bene come muoversi in questi dedali della politica, usando gli strumenti pastorali ben conosciuti ormai da tutto il mondo.

Alla vigilia della partenza del viaggio per Cuba e Usa – che sarà trasmesso integralmente da TV2000, la tv della Cei – un gesto simbolico: Francesco ha seppellito un proiettile sotto un ulivo, al termine dell'incontro con un gruppo di giovani americani in un collegamento televisivo con le “Scholas occurentes”, trasmesso ieri dalla Cnn, prima della partenza per Cuba. L'ulivo era stato simbolicamente piantato dai giovani dell'Avana e New York insieme e poi ripiantato a Roma. Infine ieri mattina, prima di partire per l'aeroporto di Fiumicino, la famiglia di rifugiati siriani, ospitata dalla parrocchia vaticana di Sant'Anna, ha voluto ringraziare il Santo Padre per l'accoglienza loro offerta.

© Riproduzione riservata