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Sui rifugiati voto a maggioranza, accordo senza i Paesi dell’Est

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oggi il vertice dei capi di stato e di governo

Sui rifugiati voto a maggioranza, accordo senza i Paesi dell’Est

Bruxelles - I Ventotto hanno approvato ieri il piano della Commissione europea per ricollocare in 24 mesi 120mila rifugiati dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Dinanzi all’impossibilità di trovare un accordo all’unanimità, i ministri degli Interni hanno deciso di optare per un voto a maggioranza qualificata, insolito nelle riunioni europee. La scelta potrebbe lasciare conseguenze sulla coesione dell’Unione. Ci si interroga su come la scelta verrà imposta nella pratica ai paesi contrari alla redistribuzione.

Il pacchetto, negoziato in queste ultime settimane dai Ventotto, è stato approvato con il voto contrario di quattro paesi – Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e Romania - e l’astensione della Finlandia. La presidenza lussemburghese dell’Unione ha affermato che l’intesa è stata trovata «con una ampia maggioranza degli stati membri». L’arrivo di migliaia di migranti alle frontiere orientali e meridionali dell’Europa sta provocando gravi tensioni tra i governi e negli stessi paesi.

Il pacchetto prevede quote con cifre certe sulle persone da ricollocare. Tutti i paesi sono chiamati a partecipare, salvo Gran Bretagna e Danimarca, che sono esentati dai Trattati. In una conferenza stampa, il ministro degli Esteri lussemburghese Jean Asselborn ha spiegato: «L’Unione si basa sulla solidarietà tra i paesi e e con chi ha bisogno di aiuti (...) Il sistema approvato è un meccanismo di emergenza. Incitiamo la Commissione europea a presentare una proposta permanente».

La scelta del voto tra i ministri degli Interni è stata promossa in primo luogo dalla Germania, molto infastidita dalla posizione di alcuni paesi dell’Est contrari ad accettare migranti sul proprio territorio. Numerosi paesi, preoccupati dalle conseguenze politiche, avrebbero preferito una decisione presa per consenso. È probabile che i governi refrattari abbiano deciso di accettare il voto a maggioranza qualificata in modo da presentare pubblicamente il loro dissenso in patria.

Il pacchetto stabilisce che 120mila persone vengano ricollocate in tutta Europa: 66mila arrivati in Italia e in Grecia subito; gli altri 54mila verranno redistribuiti in un secondo momento, anche se per per ora sono pre-assegnati ai due paesi mediterranei. La scelta dipenderà dai flussi migratori. In un primo momento, l’Ungheria doveva beneficiare del ricollocamento, ma Budapest ha deciso di non partecipare per paura che i necessari centri di accoglienza gestiti al livello europeo minassero la sua sovranità.

Anche i paesi contrari sono chiamati ad applicare la decisione. Nel caso, Bruxelles potrà aprire una procedura di infrazione. Per venire incontro ad alcuni paesi – la Polonia, oggi in campagna elettorale – i Ventotto hanno deciso che in particolari circostanze un paese potrà rinviare l’accoglienza per un massimo del 30% dei rifugiati che gli spettano. L’accettazione del restante 70% potrà essere rinviato per 12 mesi. Non vi saranno invece compensazioni versate dai paesi contrari, come sembrava in precedenza.

Commentando l’esito della riunione, il ministro degli Interni Angelino Alfano ha ricordato l’appoggio italiano al ricollocamento e detto che l’Italia «ha centrato l’obiettivo», sottolineando ora la necessità di adottare una politica europea dei rimpatri. L’accordo è giunto alla vigilia di un vertice dei capi di stato e di governo oggi qui a Bruxelles. Il modo controverso in cui ieri i ministri degli Interni hanno trovato una intesa sul ricollocamento di 120mila profughi lascia prevedere un summit piuttosto teso.

L’obiettivo dei leader sarà di rasserenare per quanto possibile il clima. Non sarà facile. Così come non sarà obiettivamente facile impore la decisione di ricollocamento sui quattro paesi refrattari. Da Bratislava, il premier slovacco Robert Fico ha avvertito che «finché sono primo ministro quote obbligatorie non saranno applicate sul territorio slovacco». Dal canto suo, il ministro degli Interni ceco Milan Chovanec ha affermato, laconico: «Scopriremo presto che il Re è nudo. Oggi ha perso il buon senso».