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Il centro universitario che ha messo in ginocchio Volkswagen

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DIESELGATE

Il centro universitario che ha messo in ginocchio Volkswagen

New York - Era cominciata come una ricerca di routine. La caccia di un piccolo centro universitario indipendente a un contratto di ricerca come tanti. Mai avrebbero immaginato che potesse portare alla luce uno dei più gravi scandali nel settore, la manipolazione di emissioni inquinanti. E a travolgere una delle più grandi case al mondo - la Volkswagen, che della qualità dei suoi veicoli aveva fatto punto di orgoglio e successo internazionale - fino a rilanciare tra gli analisti ipotesi di fusione, con la Fca di Sergio Marchionne in agguato per un nuovo partner.

Tutto è nato nel Centro per i motori a carburante alternativo e per le emissioni dell'Università del West Virginia, stato tra i più poveri e dimenticati del Paese. Nel 2013 i vertici del Centro avevano risposto all'invito a presentare progetti che paragonassero le performance della auto a diesel negli Stati Uniti e in Europa. Il committente: l'International Council on Clean Transportation, una non profit europea.
Detto fatto, una volta ottenuto l'incarico tre membri della facoltà e due studenti hanno messo a fuoco lo studio. Per realizzarlo si sono trasferiti in California meridionale, sfruttando la disponibilità di veicoli e laboratori per test nello stato che è la patria dell'auto oltre che delle misure ambientali. Hanno affittato un SUV BMW X5 e due Volkswagen, una Passat e una Jetta, tutte con motore a diesel. Il test, invece di effettuarlo a veicolo fermo con la attrezzature standard, l'hanno però condotto in strada, utilizzando tecnologie di misurazione delle emissioni alle diverse velocità effettive. E il risultato è stato a sorpresa: la BMW ha fatto anche meglio delle prove di laboratorio, ma le Volkswagen niente affatto. Anzi, il loro inquinamento era ben peggiore di quanto indicato.

Gli scienziati hanno contattato la casa, senza ottenere delucidazioni. E hanno rifatto i test, scettici loro stessi della discrepanza eccessiva nonostante i sospetti che le aziende automobilistiche manipolassero le prestazioni e le emissioni da anni perseguitino l'industria, come il doping il ciclismo.
L'esito dei nuovi esami non è cambiato: nel maggio dell'anno scorso, così, i ricercatori e l'ICCT hanno portato le loro conclusioni all'Agenzia per la Protezione Ambientale del governo federale e al California Air Resources Board.

Un anno ancora e dopo forti pressioni della Epa, fino all'ultimatum di rifuitare l'approvazione di nuovi modelli diesel per il mercato americano, i lunghi dinieghi della Volkswagen hanno ceduto il passo all'ammissione di responsabilità. La responsabilità di aver installato un software, su almeno 11 milioni di veicoli in America e nel mondo, che truccava le emissioni, facendole risultare più basse nelle situazioni di test e garantendo migliori performance - ma con inquinamento nettamente sopra i limiti di legge - su strada.

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