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Migranti, tensioni alla frontiera tra Serbia e Croazia

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BLOCCHI INCROCIATI AI VALICHI

Migranti, tensioni alla frontiera tra Serbia e Croazia

  • –di Luca Veronese

«L’accordo sui migranti raggiunto a Bruxelles è solo un primo passo. Resta ancora lontana una soluzione duratura alla più grande crisi migratoria dalla fine della Seconda guerra mondiale». Lo ha detto Angela Merkel, il giorno dopo il vertice che ha tentato di ricucire le divisioni nell’Unione europea guardando all’intesa di martedì per la ricollocazione di 120mila profughi e ai 3,2 miliardi di euro destinati dalla Ue per affrontare l’emergenza. I contrasti e le risposte che l’Unione ha saputo dare fin qui ai flussi di migranti non risolvono, anzi, le dispute di confine, soprattutto nell’area dei Balcani: i rapporti tra Croazia e Serbia non sono mai stati così tesi dalle guerre degli anni Novanta.

«Sono profondamente convinta che ciò di cui l’Europa ha bisogno non è soltanto una ricollocazione selettiva di questo tipo, ma un processo molto più duraturo per distribuire equamente i rifugiati tra gli Stati membri», ha detto al Bundestag, la cancelliera tedesca, ricordando che «la risposta alla crisi dei migranti rappresenta un dovere nazionale, europeo e globale». Angela Merkel ha poi criticato i Paesi europei che non hanno rispettato «gli standard minimi di accoglienza dei rifugiati» e si è detta certa che «il modo in cui l’affronteremo ridisegnerà il futuro del nostro continente».

Lo spirito costruttivo del capo del governo tedesco e gli accordi di Bruxelles devono tuttavia fare i conti con una crisi che continua a creare gravi tensioni nei Paesi dell’Est europeo, lungo la principale via di terra utilizzata dai migranti per raggiungere l’Unione europea: dalla Grecia, risalendo i Balcani attraverso Macedonia e Serbia per entrare in Ungheria o Croazia e puntare infine ad arrivare in Austria e Germania.

Dopo i muri con i quali Viktor Orban ha blindato l’Ungheria risvegliando fantasmi che l’Europa sperava di aver ormai sconfitto, ora il confine più caldo sembra quello tra Croazia e Serbia, due repubbliche dell’ex Jugoslavia, la prima già nell’Unione, la seconda in lista d’attesa per entrare a farne parte.

La Croazia ha attuato il blocco alla frontiera per tutte le automobili, i camion e gli autobus provenienti dalla Serbia a causa - ha spiegato il governo di Zagabria - del flusso eccessivo di migranti che sarebbe stato favorito deliberatamente da Belgrado. Come ampiamente previsto, le barriere realizzate dall’Ungheria hanno spinto i migranti verso la Croazia che è diventata lo snodo principale della rotta balcanica: in pochi giorni sono entrati in Croazia 44mila profughi, 8.750 solo ieri.

La Serbia - dopo aver cercato almeno a parole di negoziare - ha risposto con contromisure restrittive ai danni dei mezzi pesanti croati, fermando al confine anche le merci provenienti dalla Serbia. «La Croazia non ha risposto alle nostre richieste per porre fine all’aggressione economica che provoca danni alle economie di entrambi i Paesi», hanno fatto sapere dal governo servo guidato dal premier conservatore e nazionalista, Aleksandar Vucic. «Non ci piace adottare contromisure, ma siamo stati costretti a farlo per difendere il nostro Paese», ha aggiunto il ministro dell’Interno Nebojsa Stefanovic

Il punto più caldo nella disputa tra Croazia e Serbia è al valico di frontiera di Batrovci-Bajakovo. Lì - secondo la polizia serba ma anche secondo alcuni cittadini serbi che viaggiavano su autobus di linea - la Croazia ha deciso di fermare chiunque abbia un passaporto serbo. «Quando siamo arrivati al confine ci hanno rimandati indietro con la motivazione che nessun mezzo di trasporto serbo né persone con passaporto serbo possono entrare in Croazia a nessun valico di frontiera», ha confermato una passeggera di un autobus che collegava Belgrado e Banjaluka - capoluogo della Republika Srpska, entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina - passando dal territorio croato.

Alla frontiera serbo-croata le code dei camion fermi sono ormai lunghe più di dieci chilometri. Ma lo scontro non sembra avere soluzione. Il governo serbo di Vucic definisce inaccettabili le decisioni croate. Mentre le dichiarazioni giunte da Zagabria sono quasi sprezzanti: «Mi dispiace, ma le contromisure adottate a mezzanotte dalla Serbia sono ridicole. Per noi il danno sarà contenuto mentre per loro sarà consistente», ha detto il premier croato Zoran Milanovic gettando altra benzina sul fuoco.

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