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Negli Stati Uniti il vecchio vinile vende più di Youtube e Spotify

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Negli Stati Uniti il vecchio vinile vende più di Youtube e Spotify

Sembrava sepolto in cantina o in soffitta, insieme al vecchio caro giradischi. Invece, sta tornando, e alla grande. Non solo sulle bancarelle dell’usato, ma anche nei negozi del nuovo. È il disco di vinile, che sembra vendicarsi del compact disc per tornare a un nuovo (e inatteso) successo di vendite. A certificarlo è l’ultimo rapporto della Riaa, l’associazione dei maggiori produttori discografici americani, relativo al primo semestre 2015, secondo cui le vendite di dischi sono aumentate del 52%, più di ogni altro segmento del mercato. Il vinile, insomma, ha ora un valore pari a 222 milioni di dollari, mentre le vendite di cd calano di oltre un terzo all’anno.

Boom dei ricavi dai servizi di streaming
Ovviamente, l’online resta il futuro dell’industria discografica Usa, che sebbene stia attraversando una delicata fase di transizione, continua ad avere rosee prospettive.
«Prosegue il trend del 2014 – ha commentato il presidente e Ceo di Riaa Cary Sherman – perché aumentano i ricavi all’ingrosso e i ricavi dai servizi di streaming crescono a doppia cifra, grazie al prodotto musicale e alla straordinaria lista di artisti rappresentati dalle nostre etichette». E infatti, nel primo semestre 2015 il fatturato all’ingrosso dell’industria discografica Usa è arrivato a 2,3 miliardi di dollari, e quello del retail a 3,2 miliardi, mentre i ricavi dalla distribuzione digitale (streaming e download) sono stati pari a 2,3 miliardi di dollari. Ma le vendite fisiche resistono, e nel primo semestre 2015 hanno prodotto ricavi per 748 milioni di dollari, circa il 24 per cento del totale, mentre lo streaming ha reso, per il secondo semestre consecutivo, oltre un miliardo di dollari di entrate. Il disco in vinile rappresenta solo il 7% del valore complessivo del mercato, ma è notevole che il trend è in crescita e che questo formato “vintage” concorre ai ricavi delle major più del settore digitale «on-demand con supporto pubblicitario», perché servizi come YouTube, Spotify e Vevo assicurano invece solo 163 milioni di dollari.

I flussi maggiori dai siti a pagamento
Il ritorno del vinile potrebbe essere un fenomeno sociale e culturale interessante, e non un occasionale boom. Perché sembra che chi compra musica “fisica” sia disposto a spendere qualcosa in più per un prodotto complesso, non solo il disco, ma anche grandi immagini, contenuti esclusivi e magari qualche download gratuito. Per questo, molti grandi nomi dello star system stanno pubblicando edizioni speciali, singoli, dischi colorati ed altro ancora. Tra le categorie di streaming, i maggiori flussi di ricavi vengono dai siti con sottoscrizione a pagamento, piuttosto che dai canali gratuiti con supporto della pubblicità o dai servizi di scambio. Il numero degli abbonamenti a pagamento, infatti, cresce lentamente, e si attesta su una media di 8,1 milioni, ma il loro valore economico è cresciuto del 25%, arrivando a 478 milioni di dollari. Nel primo semestre 2014, il valore medio delle sottoscrizioni era di 87 dollari, nel 2015 è arrivato a 118 dollari. Inoltre, secondo gli analisti della Riaa, il lancio di Apple Music del 30 giugno scorso dovrebbe fornire un’ulteriore spinta a questo segmento di mercato.

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