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Siria, primi raid russi contro le roccaforti dell’Isis

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vertice a parigi con putin, merkel e hollande

Siria, primi raid russi contro le roccaforti dell’Isis

L'aviazione militare russa ha effettuato oggi altri 14 raid in Siria e messo a segno sei attacchi contro obiettivi dell'Isis, distruggendo anche un centro operazioni nella provincia di Idlib. Lo ha riferito il ministero della difesa di Mosca.

Ieri, invece, i raid aerei russi avevano colpito, con 18 sortite, almeno 12 obiettivi dello Stato Islamico, tra cui un centro di comando a sud-ovest del quartier generale di Raqqa, e un campo di addestramento. L’annuncio suona come un ulteriore messaggio agli Stati Uniti e agli alleati che Mosca mira a colpire lo Stato Islamico e non - come invece gli Usa sostengono - tutti i nemici di Assad, compresi i ribelli addestrati dalla Cia. Una conferma che i caccia hanno colpito postazioni accertate dell’Isis, nella città di Qaryatain, è arrivata anche dall’Osservatorio siriano per i diritti umani. In questa località decine di cristiani sono tenuti in ostaggio dai miliziani di al Baghdadi, tra cui padre Jacques Murad, priore del monastero di Sant'Elian e legato alla comunitè di Mar Musa di padre Paolo Dall'Oglio, sequestrato dai jihadisti nel mese di maggio. Il religioso era apparso successivamente in un video con altre decine di cristiani ai quali è stato imposto una sorte di “contratto” dall'Isis che li obbliga a pagare la Jizya - l'antica tassa dovuta dalle minoranze religiose nei territori islamici - oltre che a rinunciare a costruire nuove chiese, a non fare sentire il suono delle campane fuori da quelle esistenti e a non esporre simboli religiosi.

«Forte preoccupazione» per i raid russi in Siria è stata espressa invece oggi dal ministero degli Esteri turco in una dichiarazione congiunta con i Paesi della coalizione guidata dagli Usa che combattono l’Isis. «Esprimiamo la nostra forte preoccupazione in merito alla crescita militare russa in Siria e in particolare agli attacchi dell’aeronautica russa su Hama, Homs e Idlib, che hanno causato vittime tra i civili e non hanno colpito Daesh (acronimo in arabo dell’Isis, ndr)», si legge nel comunicato congiunto. «Queste azioni militari - prosegue la nota - costituiscono un’ulteriore escalation e alimenteranno solamente l’estremismo e la radicalizzazione». Secondo fonti ufficiali del dipartimento della Difesa americana, il Pentagono starebbe anche valutando se usare la forza per proteggere i ribelli anti-Assad addestrati dai militari Usa.

Mosca intanto quantifica in tre-quattro mesi l’azione militare in Siria. Lo ha anticipato Alexej Pushkov, presidente della Duma, la camera bassa del Parlamento russo. «C’è sempre il rischio di rimanere impantanati, ma a Mosca stanno parlando di tre-quattro mesi di operazioni», ha detto in un’intervista all’emittente francese Europe 1. Aggiungendo una critica alla coalizione a guida americana per aver bombardato in un anno le postazioni dell’Isis «senza risultati».

Oggi pomeriggio l’attenzione si è spostata sul fronte diplomatico. A Parigi si è infatti svolto un vertice per verificare lo stato di attuazione degli accordi di Minsk, con la partecipazione del presidente francese François Hollande, della cancelliera tedesca Angela Merkel e dei presidenti russo e ucraino, Vladimir Putin e Petro Poroshenko. Inevitabile però che il tema siriano abbia occupa un posto nella discussione dei leader. Hollande ne ha parlato con Putin in un bilaterale che ha preceduto l’incontro già programmato.«Ho detto a Putin che i raid devono riguardare l'Isis e soltanto l'Isis», ha riferito il presidente francese al termine del vertice. Hollande ha poi ribadito che «l'avvenire della Siria passa attraverso l'uscita di Bashar al-Assad». Le autorità siriane, intanto, parteciperanno al terzo round di colloqui guidati dall’Onu a Ginevra per trovare una soluzione al conflitto, ha annunciato il ministro degli esteri di Damasco, Walid Al Moualem, parlando in Assemblea Generale al Palazzo di Vetro.

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