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Il settembre nero del lavoro Usa (persi oltre 250mila…

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Il settembre nero del lavoro Usa (persi oltre 250mila posti) spinge le scommesse sul rinvio della stretta

NEW YORK - Più che fredda, è stata una doccia davvero gelida sull'economia. La nuova frenata dell'occupazione americana potrebbe rivelarsi un vero dramma. Anche più di quanto inizialmente apparso: se già il dato del Dipartimento del Lavoro era stato giudicato debole e deludente a prima vista, alcuni analisti hanno ora rifatto i calcoli utilizzando altri elementi contenuti nelle statistiche e il responso è peggiorato di molto. Anziché creare un pur magro contingente di 142.000 posti di lavoro, l'ultimo mese avrebbe in realtà sancito - non è uno scherzo di cattivo gusto - la perdita di oltre 250.000 buste paga.

Com’è possibile? I calcoli sono di David Rosenberg, economista di Gluskin Scheff. E hanno merito: “Aggiungendo la beffa all'inganno, la settimana lavorativa si e' accorciata in settembre a 34,5 ore dalle 34,6 ore di agosto, uno sviluppo che equivale di fatto a una perdita di 348.000 posti di lavoro”. Vale a dire che l'economia americana non ha affatto sostenuto la creazione di lavoro, piuttosto ne ha decretato una contrazione significativa: dell'ordine netto di 265.000 impieghi, una volta sommate le revisioni al ribasso di circa 60.000 posti relative ai due mesi precedenti.

Considerando assieme agosto e settembre, Rosenberg arriva a un'altra conclusione decisamente pessimistica: sono stati i due mesi peggiori dal dicembre 2013-gennaio 2014. Da quando cioè la ripresa americana fu danneggiata dallo shock del “polar vortex”, i colpi inferti dal grave maltempo sceso dal Polo Nord.

Non è il pessimismo di un analista isolato. Mark Grant di Southwest Securities ha compilato un rapido elenco - non esaustivo ma assai indicativo - dei recenti annunci sul lavoro da parte di colossi della Coporate America. O meglio dei licenziamenti, perche' una simile verifica empirica conferma il tono delle analisi di Rosenberg. Wal-Mart ha eliminato 450 posti dal suo quartier generale. Dunkin Donuts chiuso cento locali e Macy's 40 grandi magazzini. Caterpillar prevede la cancellazione di 10.000 buste paga entro il 2018. Sprint ha pronti tagli occupazionali come parte di risparmi per 2,5 miliardi. E così via: il mese scorso Challenger, Gray & Christmas ha calcolato che sono stati licenziati 58.877 lavoratori, un aumento del 43% da agosto, culmine di un anno che finora ha visto l'annuncio di 493.431 esuberi, in rialzo del 36% sull'anno scorso.

C'è poco di che sentirsi rassicurati, anche per una Federal Reserve che vorrebbe alzare i tassi di interesse al più presto. Probabilmente i recenti dati si riveleranno ostacoli insormontabili da qui al prossimo futuro. I mercati future ormai scommettono su una prima stretta di politica monetaria non solo dopo il 27-28 ottobre e il 25-16 dicembre, ma al più presto a marzo del 2016 e probabilmente oltre. E c'e' che dice che alla fine, di debolezza in debolezza, non avverrà mai. Sempre stando a Rosenberg, nell'agenda della Fed potrebbe imporsi esattamente l'opposto, nuovi stimoli alla crescita: “Se il mercato del lavoro continua di questo passo, è fuor di dubbio che entro il prossimo marzo l'attesa dei mercati sara' per un nuovo capitolo di Quantitative easing”.

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