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Nobel Pace: un gruppo speciale fatto di industriali, sindacati e…

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quartetto per il dialogo nazionale

Nobel Pace: un gruppo speciale fatto di industriali, sindacati e avvocati

Un premio assegnato «per il suo decisivo contributo alla costruzione di una democrazia pluralista in Tunisia alla luce della “rivoluzione dei Gelsomini” nel 2011». La motivazione con cui da Oslo il Comitato del Nobel ha assegnato il premio per la pace al Quartetto per il dialogo nazionale in Tunisia è particolarmente azzeccata.

Perché, grazie al deciso contributo di questi operatori (sconosciuti ai più), la Tunisia è oggi il solo Paese travolto dalle primavere arabe ad aver realizzato, con successo, una transizione democratica credibile e trasparente, tanto da meritarsi, nel 2014, la menzione di “paese dell'anno” dall'Economist. Una transizione che, pur tra molte difficoltà, tra cui la minaccia del terrorismo – è stata presa come modello dal mondo intero ancora fiducioso che qualcosa possa cambiare in altri paesi arabi proprio grazie all'esempio tunisino.

Se dunque oggi la Tunisia ha un Governo di unità nazionale, dove gli esponenti del movimento islamica Ennahda (vicino ai Fratelli musulmani) siedono a fianco dei “laici” di Nidaa Tunis (i vincitori delle ultime elezioni) e di membri di fazioni comuniste, molto del merito va a questi operatori che, nell'ombra, hanno lavorato indefessamente, giorno per giorno, per ricostruire una società civile che stava andando a pezzi.

Ed è sempre grazie a loro se nel 2014 è stata creata un'importante Costituzione liberale, dove la donna ha riconosciuto un ruolo sociale che in altro paesi arabi è solo un miraggio. Una Carta che, pur rispettando l'identità islamica del Paese, stabilisce la parità tra uomo e donna in ogni aspetto della vita, sociale, politica e culturale.

Ancora una volta il Nobel per la pace sconfessa ogni previsione e prende il mondo di contropiede. I vincitori si sono affermati su personaggi ben più blasonati e noti; il cancelliere tedesco Angela Merkel, Papa Francesco, attivisti giù pluripremiati in passato.
Ma chi sono questi operatori che si sono battuti per la parità dei diritti e la democrazia in Tunisia? Creatosi nel 2013, il quartetto riunisce 4 organizzazioni che a prima vista avrebbero poco in comune,; il sindacato generale tunisino (UGTT, Union Générale Tunisienne du Travail), la confederazione industriale e del commercio (UTICA, Union Tunisienne de l'Industrie, du Commerce et de l'Artisanat), lega dei diritti umani (LTDH, La Ligue Tunisienne pour la Défense des Droits de l'Homme), e l'ordine degli avvocati (Ordre National des Avocats de Tunisie).

Nasce dunque nel 2013 – anche se i membri delle rispettive organizzazioni hanno giocato un ruolo decisivo durante la rivoluzione e nel periodo immediatamente successivo – un anno che ha segnato una svolta nella primavera araba tunisina.

Quando vengono assassinati due leader politici di primo piano: in febbraio viene ucciso Choukri Belaid, leader del Fronte laico. In luglio a perdere la vita in un attentato è Mohamed Brahmi, leader del partito di opposizione della sinistra tunisina Corrente popolare, membro dell'Assemblea costituente e fervente critico del partito al potere Ennahda.

I sospetti cadono subito sui gruppi estremisti. Ennhada viene accusato di aver fatto troppo poco per tenerli a freno. I gruppi salafiti come Ansar el-Sharia approfittano del vuoto di potere ed escono allo scoperto. Occupano le università, si impadroniscono di quartieri periferici della capitale. Nell'ombra anche i jihadisti guadagnano terreno, e approfittato del caos libico per organizzarsi e armarsi. E non è un caso se la Tunisia diviene presto il grande serbatoio della Jihad, guadagnandosi un triste primato: il paese con più aspiranti jihadisti partiti in Siria e in Iraq per unirsi alle file dell'Isis (almeno 3mila) .

Ma la società tunisina non ci sta. Subito dopo i due attentati politici la popolazione del più “secolare” dei Paesi arabi scende unita in piazza. Per dire no, per mostrare a chi ha scelto la via della violenza che non prevarrà. La Tunisia, grazie anche a questi tenaci operatori di pace,che lavorano nell'ombra, è riuscita a restare unita. Come durante i gravissimi attacchi terroristici contro i turisti stranieri avvenuti nel 2015,al Bardo e poi sulla spiaggia di Sousse.

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