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Spagna troppo ottimista, Bruxelles boccia il bilancio 2016 di Rajoy

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i CONTI PUBBLICI e LE elezioni

Spagna troppo ottimista, Bruxelles boccia il bilancio 2016 di Rajoy

La Commissione europea boccia il progetto di bilancio per il 2016 presentato dal governo spagnolo e chiede al premier Mariano Rajoy di apportare le modifiche necessarie per raggiungere gli obiettivi fissati per risanare il bilancio. La Spagna «rischia di non rispettare il patto di stabilità e di crescita», conclude la Commissione Ue dopo aver analizzato il budget messo a punto dal governo conservatore di Madrid in piena campagna elettorale. «La Spagna deve proseguire nel percorso delle riforme e mantenere una politica di bilancio responsabile», ha spiegato ieri il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis.

Quest’anno - secondo gli esperti di Bruxelles che contraddicono così i calcoli spagnoli - il deficit pubblico spagnolo scenderà al 4,5% e nel 2016 al 3,5% del Pil «non centrando l’obiettivo di correggere il deficit eccessivo nel 2016». La bocciatura della Spagna viene seguita con grande attenzione dagli altri Paesi europei impegnati a ridurre gli squilibri di bilancio: la Francia che, come la Spagna, si trova ancora sotto procedura per deficit eccessivo, ma anche l’Italia che, pur avendo un deficit sotto il 3% del Pil sta discutendo con la Commissione le misure fiscali - tra tasse sulla casa e sul lavoro - per continuare sulla via del rigore.

Come è accaduto spesso in questi anni - come nel salvataggio internazionale delle casse di risparmio spagnole o nella flessibilità già concessa a Madrid in piena recessione per rientrare nei parametri di deficit concordati in precedenza - l’Europa è risoluta ma comprensiva nei confronti della Spagna. «Portando avanti politiche decisive, la Spagna ha compiuto una svolta dalla crisi per diventare una delle economie a crescita più veloce nella zona euro», ha detto Dombrovskis prima di ribadire la necessità «delle riforme e del risanamento di bilancio».

In Spagna l’anno elettorale sta alimentando grande incertezza politica. In primavera si è votato in 13 delle 17 autonomie regionali e in oltre 8mila comuni, tre settimane fa la Catalogna ha confermato alle urne la sua vocazione indipendentista e il 20 dicembre i cittadini spagnoli saranno chiamati a rinnovare il Parlamento e il governo nazionale. Lo scenario elettorale è in continua evoluzione e il sistema bipartitico che da quarant’anni vede alternarsi al governo i popolari e i socialisti sia vicino al termine. Incalzato da due movimenti come Podemos e Ciudadanos che partendo da posizioni molto lontane tra loro - il primo nasce a sinistra dalla protesta di piazza degli indignados, il secondo è di ispirazione liberista e centrista - stanno guadagnando consensi e potrebbero diventare determinanti nel nuovo esecutivo spagnolo.

La Commissione si è occupata ora della Finanziaria spagnola per anticipare la chiusura delle attività del Parlamento tra due settimane in vista del voto. La Spagna si trova sotto procedura per i conti pubblici dall’aprile 2009 e il governo Rajoy con il budget presentato all’inizio di agosto ha previsto un calo del deficit al 4,2% quest’anno e al 2,8% l’anno prossimo.

I calcoli della Commissione sono tuttavia diversi e per questo l’esecutivo europeo «invita le autorità ad attuare strettamente le misure previste nel bilancio 2015 e a prendere le misure necessarie per assicurare che nel 2016 la Spagna rispetti il patto di stabilità». Non solo, Madrid dovrà anche specificare «al più presto» le misure che riguardano le regioni, il centro di spesa più difficile da controllare. Secondo Bruxelles, mentre le stime economiche del governo spagnolo sono corrette per quest’anno, per l’anno prossimo «appaiono un po’ ottimistiche».

La Finanziaria 2016 presentata da Mariano Rajoy risente della lunga campagna elettorale e delle difficoltà a mantenere il consenso del partito popolare. Il premier ha promesso, se verrà confermato alla Moncloa, di mettere fine alla stagione dell’austerity. «I miglioramenti evidenti dell’economia ci permettono di ricambiare gli sforzi che siamo stati costretti a chiedere alla società spagnola in questi anni», ha detto Rajoy annunciando l’aumento degli stipendi e delle pensioni per i dipendenti pubblici, oltre che la riduzione dell’Irpef già da quest’anno invece che dal prossimo come previsto.

La Spagna, uscita dal programma di aiuti dopo aver accettato il salvataggio europeo delle banche da 41 miliardi di euro a metà del 2012, ha chiuso il 2014 con un disavanzo del 5,7% del Pil, in linea con i target di Bruxelles. L’economia spagnola dopo la lunga recessione nel 2015 dovrebbe crescere più del 3% per proseguire nel 2016 con un’espansione vicina al 3 per cento. E sono in miglioramento anche i dati che riguardano il mercato del lavoro anche se il tasso di disoccupazione resta vicino al 22%, il più alto in Europa con l'eccezione della Grecia, e gli spagnoli senza lavoro sono ancora più di cinque milioni.

Per far quadrare il bilancio i conservatori hanno puntato sulla riduzione degli interessi sul debito, sull’aumento delle entrate fiscali dovute alla ripresa, e sul calo dei costi legati alla disoccupazione. Ma la Commissione europea teme il troppo ottimismo sulla crescita. Anche secondo molti economisti la ripresa potrebbe aver raggiunto il suo massimo nella prima metà di quest’anno - sfruttando i costi contenuti dell’energia, i tassi favorevoli e l’euro debole - e un rallentamento potrebbe mettere a rischio le stime del governo.

Pierre Moscovici, responsabile degli Affari economici della Commissione, ha sottolineato che quella di Bruxelles «è una valutazione fattuale e oggettiva condotta dai servizi in piena indipendenza tenendo conto di tutti i dati disponibili» e spiegato che «le prossime elezioni non hanno in alcun modo condizionato le analisi». Una settimana fa, lo stesso Moscovici aveva anticipato a Lussemburgo che il giudizio sul progetto di bilancio spagnolo sarebbe stato negativo. Ieri è arrivata la bocciatura di Bruxelles: «Sul 2015 le nostre previsioni coincidono con quelle di Madrid. E anche sul 2016 le analisi sono simili. La Spagna - ha spiegato Moscovici - è tuttavia più ottimista e questo potrebbe portare a risultati negativi».

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