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Anche nelle pensioni resiste il gap di genere

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Anche nelle pensioni resiste il gap di genere

Donne sottostimate al lavoro ma anche in pensione. Un gap retributivo tra uomini e donne durante la carriera lavorativa che porta inevitabilmente a una differenza profonda anche a livello pensionistico . Una parità di genere che manca nei ruoli dirigenziali così come a livello salariale, ancora in Europa.

Da un'analisi della DG Occupazione della Commissione Europea, si evince che le donne percepiscono una pensione del 40% inferiore rispetto agli uomini. In un'Europa che sta invecchiando dove 130 milioni di persone ricevono una pensione e il rischio povertà per i pensionati oltre i sessantacinque anni di età è più basso, in generale, rispetto ai più giovani, ma non per le donne.

Tra i sessantacinque e i settantaquattro anni le donne sono a rischio povertà fino al 4% in più rispetto ai coetanei uomini, differenza che arriva al 6% in più dopo i 75 anni. Nel 2012 in tutta Europa, secondo dati della Commissione Ue, la pensione di una donna era in media il 60% di quella di un uomo, incluse nel calcolo anche le reversibilità previste in caso di perdita del partner. Ma anche nel corso della vita lavorativa le donne europee in media guadagnano il 16% in meno dei colleghi uomini. Le disparità nel trattamento pensionistico non fanno altro che riflettere le differenze retributive accumulate nel corso della carriera lavorativa tra gli uomini e le donne, il gap nelle ore lavorative e la durata della vita lavorativa. Una disparità che costa cara all'Europa. La valutazione del valore aggiunto europeo 2013 constata infatti una correlazione tra la riduzione del divario retributivo e l'aumento del Pil : si avrebbe un incremento del Pil di circa 13 miliardi all'anno con una revisione della direttiva sulle pari opportunità in materia di impiego e occupazione.

Le responsabilità maggiori della casa e della cura dei bambini ricadono ancora in gran parte sulle donne, che proprio per questo si vedono costrette spesso a interrompere la carriera lavorativa o ad accettare occupazioni part time o in settori a più bassa retribuzione. Senza pensare che in alcuni sistemi pensionistici europei le donne si ritirano prima dalla vita lavorativa rispetto agli uomini e a ciò corrispondono meno contributi versati. Una vita solitaria è quella delle donne che diventando anziane vivono da sole andando incontro però a una condizione spesso precaria non potendo condividere con nessuno le spese, che non sono poche, per il mantenimento di una casa, le bollette dell'elettricità del gas etc. Intorno ai sessantacinque anni vivono da sole il 40% delle donne contro il 19% degli uomini anziani.

Per far fronte a questo fenomeno una strada è sicuramente quella di cercare di prolungare la carriera lavorativa delle donne e di porre delle condizioni tali grazie alle quali non siano costrette a interrompere il lavoro. È quanto propone nell'analisi la DG Occupazione, oltre a garantire pari opportunità di carriera professionale. Stando ai dati di un recente studio del Parlamento Ue rendere uguali le retribuzioni tra i due sessi favorirebbe anche la presenza delle donne all'interno del mercato del lavoro.

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