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L'Italia e l'Europa al Giappone: «Basta con la pena di…

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PIANETA GIAPPONE

L'Italia e l'Europa al Giappone: «Basta con la pena di morte»

TOKYO - E' l'Italia a guidare gli sforzi dell'Europa per sollecitare il Giappone ad abolire la pena di morte. In una palazzo della Dieta, nel cuore legislativo di Tokyo, al convegno “Non c'e' giustizia senza vita” promosso dalla Comunita' di Sant'Egidio con il patrocinio dell'ambasciata, sono intervenuti anche i due ex ministri della Giustizia che non hanno messo la loro firma ad alcuna esecuzione – Seiken Sugiura (2005-2006) e Hideo Hiraoka (2011-2012): purtroppo eccezioni alla regola in un Paese dopo 129 persone languono nelle camere della morte, sotto un sistema crudele dal punto di vista amministrativo e procedurale.

Mario Marazziti, presidente della Commissione affari sociali della Camera, ha sottolineato i progressi nel trend internazionale abolizionista anche in Asia, il che rende sempre piu' incongruo il permanere in Giappone del sistema vigente. “L'Italia ha fatto della battaglia contro la pena di morte un perno della politica estera. Una diplomazia umanitaria che ha portato, durante la guida italiana della Ue lo scorso anno, a condurre le trattative per la risoluzione all'Onu per una moratoria universale che hanno portato ulteriori Paesi ad aderire: sei in più rispetto alla risoluzione di due anni prima. Ora i Paesi sono 116”. “Siamo in presenza di una grande accelerazione, in questo senso, della storia umana - continua Marazziti - Oggi sono più di cento le Nazioni che hanno abolito le condanne capitali e altre 50 non le attuano con una moratoria che dura da oltre 10 anni. Sollecitiamo il Giappone a unirsi a questa chiara evoluzione”. Il responsabile dell'associazione parlamentare per l'abolizione, Shizuka Kamei, non ha nascosto che si tratta di un obiettivo difficile in un Paese in cui la politica cede spesso alla mentalita' e al potere burocratici.

Toshi Kazama, fotografo che ha dedicato buona parte della sua vita professionale a raccogliere testimonianze visive sul problema, ha proiettato le sue immagini raccolte in vari Paesi sulle camere della morte, su condannati minorenni oppure liberati in extremis per riconosciuto errore giudiziario, sull'ultima cena di chi attende la morte. Anche lui ritiene che occorra un approccio “top-down”: tocca ai politici assumersi una responsabilità' di leadership. I sondaggi ufficiali (discutibili nel metodo) indicano che in Giappone una grande maggioranza della popolazione resta favorevole alla pena di morte, impressionata dal ripetersi di delitti efferati.

Ma, a parte l'equivoco sulla presunta efficacia deterrente, non tutti sono per una crudele vendetta di stato. Al convegno ha impressionato la testimonianza di Masaharu Harada, fondatore di Ocean, una associazione di familiari delle vittime che sono contrari alla pena di morte. Suo fratello fu ucciso, ma lui non voleva che il responsabile fosse a sua volta ucciso: voleva semmai incontrarlo e parlarci. Non riusci' nel suo intento a causa dei muri burocratici. Commuove poi Hideko Hakamada, sorella di Iwao Hakamada, liberato l'anno scorso dopo decenni nel braccio della morte. Dice che la salute del fratello – vittima di un cosi' clamoroso errore giudiziario - ora sta migliorando, ma lui resta con la sindrome dell'imprigionamento: se lo lascia solo in casa, la chiude fuori.

Ospite del convegno anche il viceministro della Giustizia delle Filippine, Manuel G. Co , rappresentante di un Paese ad alto tasso di criminalita' che ha abolito la pena di morte e anzi con un convegno dell'anno scorso e' passato tra i diffusori in Asia di una sensibilita' abolizionista. “Assieme all'Unione Europea stiamo negli ultimi anni rafforzando l'impegno in questa area regionale. Anche qui un dibattito più aperto e' essenziale per arrivare in primi alle moratorie”, afferma Alberto Quattrucci della Comunita' di Sant'Egidio. Intanto il Nebraska celebrerà il 30 novembre a Roma - al Colosseo, nella giornata delle città contro la pena di morte - la recente abolizione delle esecuzioni capitali.

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