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Juncker, un piano per aiutare Est e Balcani

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Juncker, un piano per aiutare Est e Balcani

Bruxelles - I capi di stato e di governo di una decina di paesi si incontreranno domani qui a Bruxelles per un vertice convocato dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Il tentativo è di rispondere con misure concrete al peggioramento della situazione nei Balcani occidentali, dove migliaia di persone stanno cercando con mezzi di fortuna di raggiungere l'Unione. Tra le decisioni potrebbe esservi lo spiegamento di 400 guardie-frontiera europee in Slovenia.

Juncker ha inviato le sue richieste ai paesi partecipanti all'incontro: Germania, Grecia, Austria, Slovenia, Bulgaria, Croazia, Romania, Ungheria, Serbia e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia. L'obiettivo del presidente della Commissione è di imporre a livello europeo, nazionale e regionale «una pragmatica cooperazione» in un contesto umanitario molto grave, ha spiegato un esponente comunitario. In prima luogo, Bruxelles vuole che i paesi si adoperino per garantire generi di prima necessità.

L'ex premier lussemburghese vuole inoltre che i paesi partecipanti al vertice di domani pomeriggio nominino un funzionario di contatto nei gabinetti dei rispettivi primi ministri che possa coordinare la collaborazione e facilitare lo scambio di informazioni. L'obiettivo è di meglio monitorare l'arrivo delle persone da Sud. Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, 48mila rifugiati sono arrivati in Grecia negli ultimi cinque giorni.

Nel contempo, dal 17 ottobre, 47.550 profughi sono arrivati in Slovenia, seguendo una rotta che li vede attraversare l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, la Serbia e la Crozia. La situazione in Slovenia, un paese di poco più di due milioni di abitanti, è grave, provocata dalla chiusura del confine tra l'Ungheria e la Croazia, e la scelta di molti migranti di puntare verso Lubiana. Il premier Miro Cerar non ha escluso la costruzione di un muro alle frontiere meridionali del suo paese.

Il presidente Juncker ha proposto l'attivazione da parte della Slovenia entro mercoledì del programma RABIT (Rapid Border Intervention Team). Il meccanismo consente a un paese in difficoltà nel gestire i suoi confini di chiedere un aiuto europeo. In questo caso, i partner europei dovrebbero inviare sul posto 400 guardie-frontiera. Sempre su questo fronte, la Commissione vuole rafforzare la presenza di Frontex in Grecia e in particolare la missione europea Poseidon.

A queste misure - su cui tutti dovrebbero tendenzialmente dirsi d'accordo – si aggiunge anche l'impegno dei partecipanti, molto più controverso e incerto da un punto di vista politico, a non facilitare il transito dei profughi verso Nord, pur di liberarsi della presenza dei rifugiati sul proprio territorio. Il fenomeno dello scarica-barile ha segnato l'intera emergenza immigrazione, mettendo sotto pressione la Germania, che è diventata la meta di gran parte dei migranti.

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