LIMA. Dall’alto delle rovine del Machu Picchu le “miserie” della politica italiana e le polemiche sul ruolo dei magistrati devono apparire veramente piccole e lontane. Eppure anche nell’unica giornata “turistica” che si è concesso in questa missione in America Latina, Matteo Renzi non riesce a staccare davvero dai Palazzi di Roma.
Nel diario di bordo su Facebook annota pensieri e riflessioni a cominciare dai primi risultati della missione, il ruolo strategico dell’Enel in Cile e in tutta l’America latina paragonabile a quello che Eni svolge in Africa. «C’è un’Italia di cui essere orgogliosi, insomma - scrive Renzi - non è l’Italietta delle polemiche di parte della politica o della comunicazione, vecchia e nuova». Ma occorre, secondo il premier italiano «avere l’intelligenza di vincere la sfida della dignità della politica, usando gli strumenti del nostro tempo. «Il regime crolla in Cile grazie al referendum che il fronte del no vince, utilizzando innovative tecniche di comunicazione. Mi è tornato alla mente il film “I giorni dell’arcobaleno” (obbligatorio per chi vuole ricostruire una storia, ma anche il complicato rapporto tra ideali e campagne elettorali) e sono stato molto felice di salutare lo scrittore dal cui lavoro è tratto il film, Antonio Skarmeta». E riprende Renzi un concetto espresso a Santiago nell’intervento davanti ai giovani dell’università cattolica: i veri politici devono pensare alle nuove generazioni. E «la nostra generazione di leader europei ha vissuto nella pace e nella tranquillità; per questo ha una responsabilità ancora più grande, non solo per tramandare la memoria, ma anche per non sporcare la politica che altrimenti diventa facile preda di populismi e spinte autoritarie».
Poi in serata, dopo la visita al Machu Picchu con una delegazione ristretta (tra cui le donne imprenditrici, prima fra tutte Licia Mattioli di Confindustria), il premier ha fatto rientro a Lima dove domani incontrerà nel corso del business forum con le imprese il primo ministro peruviano Pedro Alvaro Cateriano.
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