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Test emissioni auto, c’è l’accordo Ue: soglie di tolleranza più alte e tempi più lunghi

STRASBURGO - Dopo un lungo negoziato, e sulla scia dello scandalo Volkswagen, accusata di avere truccato il funzionamento dei motori pur di apparire più ambientalista, i Ventotto hanno approvato nuovi esami su strada per l’omologazione delle auto diesel. Il pacchetto di test è meno rigoroso di quanto avesse proposto la Commissione europea. Stretti tra esigenze ambientali e interessi economici, i governi hanno optato nei fatti per la difesa dell'industria in un contesto congiunturale fragile.

Finora, i test di omologazione sono stati effettuati in laboratorio. Prima ancora dello scandalo Volkswagen era stato deciso di introdurre anche test su strada. Questi entreranno in vigore nel gennaio prossimo, ma non saranno vincolanti da subito. In una prima fase, saranno solamente associati a quelli “in vitro”. I governi hanno deciso ieri di accettare la proposta della Commissione e di renderli vincolanti a partire dal settembre 2017, con alcune importanti differenze.

I rappresentanti nazionali, riuniti in un comitato tecnico, hanno deciso che per i nuovi modelli i test saranno vincolanti dal settembre 2017, mentre per le nuove auto saranno vincolanti dal 2019 (e non dal 2018, come proposto da Bruxelles). Consapevole che i nuovi test saranno più difficili da superare di quelli in laboratorio, l’esecutivo comunitario aveva proposto in una fase transitoria la possibilità di eccedere il limite di emissioni di ossido di azoto (80 milligrammi per chilometro) del 60%.

I governi hanno rivisto anche questo aspetto, consentendo alle case automobilistiche di ridurre l'eccedenza di emissioni al 110% entro il settembre 2017 per i nuovi modelli ed entro il settembre 2019 per i nuovi veicoli. Successivamente, le società dovranno ridurre la soglia eccedente al 50%, entro il gennaio 2020 per i nuovi modelli ed entro il gennaio 2021 per i nuovi veicoli. Attualmente, secondo la Commissione, il divario di emissioni tra test in vitro e test su strada può essere del 400%.

Secondo esponenti comunitari, il voto ha mostrato l'opposizione solo dell'Olanda e l'astensione della Repubblica Ceca. Entrambi i paesi hanno considerato che i nuovi test non sono sufficientemente rigorosi. Le scelte regolamentari sono state prese dopo un lungo tira-e-molla negoziale: fin dal 2011, la Commissione europea aveva proposto ai governi di modificare i test, introducendo esami su strada, consapevole del rischio che i test in laboratorio potessero essere truccati.

Volkswagen ha ammesso in settembre di avere manomesso il funzionamento dei motori delle sue auto diesel pur di apparire più ecologica. Sulla scia di questo clamoroso scandalo, i governi hanno finalmente messo mano alle regole, adottando test su strada. Agli occhi di molti osservatori, tuttavia, i paesi hanno preferito venire incontro alle case automobilistiche in un momento di fragilità economica, piuttosto che imporre nuove regole particolarmente rigide.

La Commissione ha fatto buon viso a cattiva sorte, definendo i nuovi test “robusti”. La scelta può essere rivista dal Parlamento europeo. La stessa assemblea parlamentare ieri ha votato una risoluzione con la quale ha chiesto la nascita di un ente di omologazione europeo delle auto. Attualmente, le regole di certificazione sono comunitarie, ma il controllo dei veicoli è demandato alle autorità nazionali.

Jiri Jerabek, esponente di Greenpeace, ha espresso un giudizio molto duro sull'accordo: «I governi europei hanno deciso di premiare i truffatori. Il dieselgate ha dimostrato che sottostare alle pressioni dell'industria automobilistica sta penalizzando la salute delle persone e daneggiando l'ambiente. Ciononostante, la classe politica continua ad arrendersi alle pressioni dei lobbisti, responsabili di infarti, asma e danni irreversibili all'ambiente. Questa decisione è vergognosa».


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