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Standard&Poor’s avverte Londra, con «Brexit» addio…

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verso il referendum sull’uscita dall’ue

Standard&Poor’s avverte Londra, con «Brexit» addio tripla A

LONDRA (Dal nostro corrispondente) - Quanto costa il Brexit ? I conti della Non Europa per Londra sono un rebus dalle numerose variabili, ma una prima indicazione precisa l'ha data Standard and Poor’s che ha confermato il downgrade di Londra in caso di “no” al referendum sull’adesione all’Ue.

Un addio alla tripla AAA dopo quarant’anni sarebbe dolorosissimo anche perché secondo S&P il Brexit basterebbe ad abbassare il credit rating di un “notch”, ma se le relazioni con Bruxelles nel negoziato successivo all’uscita si facessero complesse lo scivolone potrebbe continuare fino a due livelli. Il prezzo di un’autoesclusione dall’Ue è stato ulteriormente arrotondato da commenti del dipartimento del Commercio Usa che ha fatto sapere informalmente la più diretta conseguenza nelle relazioni anglo-americane: senza l’Ue Londra perderebbe la condizione di favore di cui gode nelle relazioni commerciali. In altre parole si troverebbe soggetta a tariffe e dazi analoghi a quelli che gravano sui Paesi terzi, dall’India al Brasile.

Buoni motivi per accelerare il negoziato con i partner Ue che David Cameron comincia ora a incardinare su binari definiti. Non è un caso che filtrino i primi dettagli per testare la reazione popolare. Il Financial Times svela nell’edizione di oggi che genere di tutela Londra sta cercando per ripararsi dalle conseguenze che una più stretta integrazione nell’area euro potrebbe innescare. Gli interessi economici dei Paesi membri dell’Ue, ma non dell’euro, dovranno essere protetti da “freni d’emergenza”; in altre parole da meccanismi che consentono a Londra e ai partner che non condividono la moneta unica di rallentare passaggi dell’eurointegrazione qualora questi danneggiassero il mercato interno. Non un veto dunque, ipotesi peraltro irrealistica, ma un sistema che consenta più approfondite trattative e permetta di portare fin sul tavolo dei capi di governo gli eventuali conflitti fra l’interesse dei Paesi dell’ Eurozona e i semplici partner Ue.

Londra inoltre chiede di non essere mai coinvolta in automatici salvataggi di Paesi dell’euro e soprattutto il riconoscimento del mercato interno come area a divisa multipla, impedendo così quella che Londra considera la discriminazione verso la sterlina. È un riferimento alla lite lungo l’asse Londra-Bruxelles-Francoforte sulla “residenza” delle clearing houses che operano in euro. Se istituzioni finanziarie del genere fossero obbligate – ma è per ora è stato escluso – ad aver sede nell’area euro, Londra perderebbe il suo ruolo di capitale finanziaria dell’Ue.

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