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Aereo russo, i cinque indizi che fanno temere un attentato

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LA TRAGEDIA NEL SINAI

Aereo russo, i cinque indizi che fanno temere un attentato

Avaria, errore umano, bomba a bordo o missile. È intorno a queste quattro ipotesi che gli inquirenti cercheranno di capire le cause del disastro aereo dell’Airbus A-321 della compagna russa Kolavia schiantatosi ieri nella penisola del Sinai in Egitto. Al momento l’ipotesi dell’avaria rimane quella predominante, stando alle prime ricostruzioni delle autorità russe ed egiziane. Tuttavia, in attesa che l’esame delle scatole nere iniziato oggi offra risposte certe (serviranno mesi, ha detto il presidente egiziano, per avere risposte certe), nessuno può escludere l’ipotesi di un attentato, a maggior ragione dopo l’annuncio da parte delle autorità russo che l’aereo è esploso in volo. Vediamo gli indizi che possono dar credito a questa ipotesi, che pure resta al momento minoritaria.

La caduta repentina dell’aereo
Secondo il sito Flight Radar, che monitora i voli in tempo reale, l'Airbus stava viaggiando a 40mila piedi di altitudine (circa 12mila metri) quando ha cominciato improvvisamente a perdere quota a un ritmo di 6mila piedi al minuto (1.829 metri) e ha perso contatto via radar con i controllori di volo. La rivelazione del direttore del Comitato interstatale dell'aviazione russa, Viktor Sorochenko, secondo il quale l’aereo è esploso in volo, spiega perché è precipitato improvvisamente.


L’aereo spezzato in due

I resti del velivolo rinvenuti nel Sinai fanno riflettere. «L’aereo - ha spiegato alla Bbc il professor Michael Clarke, direttore del think tank Royal United Services Institute - suggerisce che ci sia stato un evento catastrofico, non un problema meccanico, come un’esplosione a bordo. Per questo, mi sembra più verosimile l’ipotesi di una bomba a bordo piuttosto di quella di un missile da terra». Ipotesi rafforzata dalla notizia diffusa oggi dell’esplosione improvvisa in volo.

L’Sos smentito
Nelle prime ore dopo la tragedia era emerso da fonti egiziane che l’equipaggio aveva chiesto un atterraggio di emergenza, ipotesi poi smentita dalle autorità. Dunque i piloti non hanno mandato nessun Sos, il che fa pensare a un evento improvviso più che a un problema tecnico.Fin dall’inizio la tragedia del volo è stata contraddistinta da una serie di contraddizioni. Innanzitutto all’inizio le fonti russe negavano l’incidente, anche dopo che il primo ministro egiziano aveva annunciato la scomparsa dell’aereo. A un certo punto era circolata la notizia che il volo fosse ricomparso nei radar dei controllori turchi. Questa incertezza è durata diversi minuti prima che emergesse la verità.

Il precedente del volo MH17 in Ucraina
Il precedente del volo Malaysia Airlines abbattuto da un missile di fabbricazione russa in Ucraina nel luglio 2014 mentre volava a 33mila piedi è inquietante, ma gli esperti di terrorismo dubitano che gli jihadisti dell’area siano in possesso di missili di tale portata. Il volo partito da Sharm el Sheikh stava viaggiando a 40mila piedi di altezza (circa 12mila metri), un’altitudine ritenuta fuori portata della tecnologia missilistica dei gruppi radicali islamisti presenti nella penisola del Sinai, anche se nessuno è in grado di sapere con certezza di quali armi siano dotati realmente. La rivendicazione dell’Isis, giunta diverse ore dopo lo schianto, viene ritenuta inattendibile dagli inquirenti. Circola anche un video dei jihadisti, ma anche questo non appare credibile.

L’area del Sinai ad alto rischio
D’altra parte, alcune considerazioni fanno pensare che l’ipotesi dell’attentato non sia da scartare a priori: l’area del Sinai è notoriamente pericolosissima, tanto che neppure le forze di sicurezza egiziane riescono a tenerla sotto controllo. Il bersaglio, un aereo russo, fa pensare al ruolo crescente che Mosca sta giocando in Siria nella lotta contro l’Isis, un impegno in prima linea che espone la Russia a possibili attacchi degli islamisti.
E il fatto che alcune compagnie aeree, tra cui Air France, Lufthansa ed Emirates, abbiano deciso precauzionalmente di non sorvolare il Sinai fino a quando non saranno chiarite le cause del disastro, fa pensare che l’ipotesi del missile non venga esclusa nemmeno dagli addetti ai lavori. Certo l’ipotesi di un ipotetico attacco terroristico potrebbe non essere gradita alle autorità russe per non sottolineare i rischi dei raid in corso in Siria e ancor meno a quelle egiziane per le quali rappresenterebbe un ulteriore colpo sul fronte della sicurezza in una zona turbolenta, ma vitale per il turismo come il Sinai.



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